Il perché dei problemi con il Green Pass per chi è guarito dal Covid

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Una testimonianza di chi, dopo aver contratto il Covid ed essersi sottoposto al vaccino monodose, si trova in possesso di un Green Pass sbagliato, in cui risulta in difetto della seconda dose

Questa mattina vi avevamo raccontato del Green Pass e di come, chi ha avuto il Covid, non riesce ancora a scaricarlo. Adesso la situazione apre nuove strade, poiché dopo il nostro articolo abbiamo raccolto la testimonianza di Gian Luca Pellegrini direttore della testata Quattroruote.it – che, dopo aver contratto il Covid ed essersi sottoposto al vaccino monodose previsto per i guariti dal virus, si trova dinanzi ad un Green Pass sbagliato.



Green Pass: l’iter per i guariti

Insieme a Gian Luca Pellegrini abbiamo ripercorso l’iter di chi non soltanto ha contratto il virus, ma – nel richiedere la Certificazione Verde – risulta non averlo mai contratto. Come si suol dire, oltre il danno anche la beffa. Ma com’è possibile?

Mettiamo caso tu sia guarito dal Covid e ti sia vaccinato con la monodose prevista per i guariti; nel sito ufficiale del Governo puoi richiedere il Green Pass seguendo tre iter: come vaccinato contro il Covid-19, come guarito dal virus o come risultato negativo ad un tampone molecolare.



Allora, avendo contratto il Covid, scegli di richiedere il Green Pass in quanto guarito. Ma cosa succede a questo punto? La certificazione che ti verrà rilasciata ha durata di 6 mesi a partire dal giorno in cui sei risultato negativo. Questo vuol dire che se la data di quel tampone è il 31 gennaio 2021, il tuo Green Pass scadrà il 1° luglio, ancor prima che tu possa utilizzarlo per i tuoi viaggi in giro per l’Europa.

Cosa accade dopo quella data non è dato saperlo. Gian Luca Pellegrini si trova in questa situazione e ci segnala: «non ho direttive sul da farsi. Non si riesce a parlare con nessuno, il call center di Immuni non risponde, ho mandato loro mail allegando tutti i documenti in cui c’è scritto “dose unica”».



Green Pass: l’iter per guariti e vaccinati monodose

Se invece – dopo essere guarito – hai deciso di sottoporti alla vaccinazione monodose prevista per chi ha contratto il Covid, la strada che percorri ti condurrà ad un Green Pass sbagliato. Ma perché? Gian Luca Pellegrini ci riferisce come «nel Green Pass di tutti gli ex malati covid, che per questo hanno fatto una sola dose, c’è scritto che abbiamo fatto una vaccinazione su due. Non è prevista la seconda dose di fatto, ma sul mio Green Pass c’è scritto che ho ricevuto solo una delle due dosi, anche se a noi la seconda non verrà mai fatta».

Il Green Pass richiesto in quanto vaccinato monodose, dunque, non trova corrispondenza nella Certificazione che viene rilasciata, poiché in quel documento ci si troverà nella posizione di dover adempiere alla mancanza della seconda dose, che – in questo caso – è anche sconsigliata dai medici.

La risposta al problema e le ipotesi del nostro testimone

Il direttore di Quattroruote, però, non si ferma qui e avendo necessità di viaggiare per lavoro, come molte delle persone guarite dal covid, non può permettersi di avere una certificazione che lo ritiene in difetto di una dose che non gli spetta.

Come si è mosso a questo punto Gian Luca Pellegrini? «Sono andato all’Ats della Lombardia chiedendo loro perché il mio Green Pass fosse sbagliato e, controllando la Banca Dati del Ministero della Salute (da cui il Green Pass dipende), hanno scoperto che non ero registrato sul portale del Ministero come persona malata e successivamente guarita».

E allora cosa ha fatto? «Mi sono recato dal mio medico di base e gli ho chiesto se poteva collegarsi alla Banca Dati del Ministero per ricaricare i miei dati (quando mi sono ammalato e quando sono risultato negativo). È riuscito a farlo: incredibilmente 4 minuti dopo mi è arrivato sul telefonino il Green Pass di avvenuta guarigione» ci racconta, e aggiunge – «Ma il problema di questo secondo Green Pass qual è? Che vale 6 mesi dalla data della guarigione».

Quindi, al momento, si trova con una Certificazione Verde che scadrà ancor prima che lui possa sfruttarla per i viaggi di lavoro e, più in generale, «per viaggiare da e per tutti i Paesi dell’Unione europea e dell’area Schengen», per dirla con le parole del sito del Governo.

Siamo certi che la testimonianza di Gian Luca Pellegrini non sia l’unica e che in tanti si trovano con un Green Pass in scadenza e uno che costringe ad una seconda dose sconsigliata dai medici. E allora la domanda sorge spontanea: perché i guariti dal Covid devono subire le conseguenze di una mancata comunicazione tra le varie Banche Dati?