Gli insegnanti non restituiranno i 150 euro

08/01/2014 di Redazione

«Gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro percepiti nel 2013 derivanti dalla questione del blocco degli scatti. Lo si è deciso nel corso di una riunione a palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio, Enrico Letta, il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni, e la ministra dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza». Lo comunica una nota di Palazzo Chigi che spegne così le polemiche delle ultime ore sulla possibile cancellazione dello scatto da 150 euro per gli insegnanti.

LA DECISIONE CONTESTATA – La conferma è arrivata anche dalla stessa ministra Carrozza: «Gli insegnanti non dovranno restituire i 150 euro, sono soddisfatta», ha spiegato su Twitter, aggiungendo poi di aver rimandato la sua partenza per gli Stati Uniti, in direzione Washington, per trovare «una soluzione completa a questo problema, incluso il 2012».

 

A disporre il blocco degli scatti di anzianità (per gli anni 2010, 2011, 2012) per gli insegnanti era stato una prima volta l’ex ministro Giulio Tremonti con la Finanziaria 2010, mentre nel marzo scorso era stato sottoscritto un accordo per il recupero degli scatti del 2011. Poi il ministero dell’Economia aveva comunicato il mese scorso la proroga fino al 31 dicembre 2013 del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali per il personale del comparto scuola, in precedenza previsto fino al 2012. Per effetto di tale disposizione sarebbe stato recuperato, con ritenuta mensile fino a 150 euro l’ammontare degli aumenti percepiti nei periodo in cui è stato attribuito lo scatto di stipendio successivo. Contro la decisione di cancellare lo scatto aveva già minacciato lo sciopero il sindacato degli insegnanti Gilda.

 

90MILA DIPENDENTI COINVOLTI – Il provvedimento avrebbe riguardato circa 90mila dipendenti statali, secondo Repubblica, tra insegnanti e personale Ata. A loro fianco si era schierato la stessa ministra Carrozza, che aveva spiegato di aver chiesto al al ministro Saccomanni di sospendere la procedura di recupero degli “scatti” stipendiali per il 2013.

Oggi la retribuzione dei docenti varia da un minimo di 1100 euro a un massimo di 2mila euro. Il blocco riguardava gli scatti dal 2012, con cifre da restituire comprese tra 600 euro e 2mila euro lordi. Era stata prevista una restituzione a “rate” da 150 al mese, da scalare in busta paga a partire da gennaio. 150 euro scatti insegnanti Prima della retromarcia, dal Ministero del Tesoro avevano spiegato come si trattasse di un atto dovuto: «Se il ministero dell’Istruzione riesce a trovare dei risparmi nell’ambito del suo dicastero per derogare al blocco degli scatti, il governo a quel punto potrà intervenire», si era spiegato. Non erano mancate le polemiche: «Se un ministero dell’Economia e delle finanze chiede indietro 150 euro agli insegnanti mi arrabbio perché non è Scherzi a parte, è il governo italiano», aveva attaccato Matteo Renzi. Lo stesso neo segretario del Pd ha poi spiegato di aver apprezzato la decisione dell’esecutivo di cambiare idea:

 

«Bene il governo: sugli insegnanti cambia verso. Ora il lavoro: dati Istat devastanti», ha tweettato Renzi, soddisfatto per la decisione di Palazzo Chigi sulla restituzione degli scatti agli insegnanti. «Oggi ci sarà la bozza del Job Act per un dibattito aperto. Il Pd decide il 16 gennaio», ha poi aggiunto il segretario democratico, riferendosi alla data di convocazione della Direzione del partito. Contrario rispetto alla decisione di chiedere la restituzione dei 150 euro agli insegnati si era detto anche il Nuovo centrodestra. Era stato Angelino Alfano a spiegare che con la restituzione dello scatto di anzianità nel 2013 il governo «si faceva male da solo». «Entreremo in questa vicenda e faremo di tutto per impedire che questo avvenga», aveva spiegato il ministro dell’Interno, intervistato su Canale5. Poche ore prima della retromarcia dell’esecutivo, su Twitter era stato invece il leader di Sel, Nichi Vendola, ad attaccare l’iniziale «silenzio di Letta» sulla questione: «Gli insegnanti hanno bisogno di molte cose: eccetto di essere umiliati e presi in giro dall’esecutivo», aveva spiegato il presidente della regione Puglia.

(Credits immagine di copertina:  ANSA/CLAUDIO PERI)

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