Giorgio Ambrosoli, Alessio Boni nella docufiction Rai “Esempio di coraggio. Oggi come lui Greta e Ilaria Cucchi”

A quarant’anni dall’assassinio dell’eroe borghese Giorgio Ambrosoli, mercoledì 18 dicembre arriva, in prima serata su Rai1, “Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio”, una docufiction originale prodotta da Stand by me in collaborazione con Rai Fiction per raccontare alle nuove generazioni la storia esemplare di un uomo comune ed eroico al tempo stesso, che amava la sua famiglia e il suo lavoro e che credeva nel significato della responsabilità e della legalità fino a metterle al di sopra della sua stessa sicurezza. Si tratta della terza docufiction che arriva subito dopo “Storia di Nilde”  e quella sulla strage di Piazza Fontana. In sala, accolta da lunghi applausi, era presente anche la vedova Annalori. Una narrazione che unisce l’impatto emotivo della ricostruzione in fiction – affidata all’interpretazione degli attori Alessio Boni (Giorgio Ambrosoli), Dajana Roncione (Annalori Ambrosoli), Claudio Castrogiovanni (Silvio Novembre), Fabrizio Ferracane (Michele Sindona) – alla forza del racconto documentaristico che si avvale di materiali di repertorio, documenti esclusivi e testimonianze inedite, tra cui l’intervista alla moglie Annalori e l’intervento del figlio Umberto Ambrosoli che ha collaborato alla realizzazione del docufilm. Il racconto si concentra sugli anni cruciali della vicenda, dall’ottobre del 1974 fino all’uccisione l’11 luglio 1979, periodo in cui Giorgio Ambrosoli fu commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona.

La direttrice di Rai Fiction Tini Andreatta si è detta orgogliosa del lavoro fatto per questo racconto su Giorgio Ambrosoli:

“Per noi è stato fondamentale includere la storia di Giorgio Ambrosoli per i 40 anni del suo assassinio, lui è uno dei più grandi rappresentanti di un sistema di valori volto al servizio civile. Ha dedicato il proprio di responsabilità fino al punto di sacrificare la propria vita pur di realizzare i principi di legalità per un domani migliore delle generazioni future. È avvenuto in un periodo storico dell’Italia in cui erano stati messi a rischio i valori stessi della democrazia. Abbiamo realizzato un racconto rigoroso che ci rende orgogliosi”.

Alla produzione anche Stand By Me con Simona Ercolani, che ha ribadito come sia stato toccante andare ad indagare il Giorgio Ambrosoli privato:

“Questo è stato il lavoro più importante dell’anno sia dal punto di vista professionale che personale. Ora a 40 anni racconto a mia figlia questo docufiction, lei non aveva coscienza di questo è il suo sguardo mi ha ripagato dandomi speranza. La Rai è molto importante come cassa di risonanza perché permette di trasmettere queste storie ad un pubblico ampio. Giorgio Ambrosoli era un uomo normale ed un grande esempio per tutti noi, per come affrontava il proprio lavoro con un grande senso dello stato. Quello stesso stato che lo aveva lasciato solo. Nel 2009 Giulio Andreotti a 30 anni dall’omicidio disse “se l’è andata a cercare”, non era neppure la prima volta che lo si diceva. Non è stata resa fino in fondo giustizia, spero che dopo questo nostro lavoro si possa avere finalmente un giudizio unanime su questo eroe. Non esistono delle immagini di repertorio di quegli anni, ci sono le teche e non delle cassette. Abbiamo recuperato le interviste di Ambrosoli dalla tv svedese, tutto questo è paradossale. Dobbiamo tenere acceso il fiammifero della memoria ”.

Umberto Ambrosoli sul padre “Sentivo l’esigenza di ricordarlo in questo modo”

Giorgio Ambrosoli - Umberto Ambrosoli
Giorgio Ambrosoli – Umberto Ambrosoli

Umberto Ambrosoli, figlio dell’avvocato, ha partecipato in modo attivo alla docufiction dedicata al padre fianco a fianco con la produzione e con il protagonista Alessio Boni:

“Sentivo l’esigenza che l’anniversario dei 40 anni dalla morte di papà fosse un’occasione per rafforzare il senso della comunità. Il nostro patrimonio storico è ricco di risorse alle quali attingere per essere consapevoli del ruolo di cittadino, professionista e di persona. Sono consapevole che quello di papà è un esempio con grande attitudine di efficacia. Devo dire che altri anniversari importanti erano passati in sordina, come quello di Alessandrini, e sarebbe stata un’occasione persa quella del 2019 legata a papà. Lo stile della Banca D’Italia era la competenza e professionalità, tutte qualità di operare nell’interesse esclusivo dello Stato e Baffi ha pagato questo riferito alla vicenda di mio padre. Nella preparazione e nella competenza c’è uno degli elementi di attualità, perché non possiamo accettare che non sia necessaria la competenza per affrontare i nostri giorni. Sulla competenza e sull’incompetenza si gioca una parte importante del nostro presente e del nostro futuro, anche per rimettere dall’incarico Paolo Baffi per il sostegno a mio padre lo si accusò di incompetenza. Essere persone per bene non basta, bisogna mettersi in gioco totalmente come fece mio padre. Io negli ultimi 15 anni ho fatto 500 incontri pubblici su papà. Tanti di questi sono con le scuole, principalmente nei licei ma anche università. Noi dobbiamo solo essere migliori di chi ci ha lasciato questa testimonianza per vincere la partita che stiamo affrontando”.

Alessio Boni su Giorgio Ambrosoli “Quando penso a lui vedo un barlume di luce”

Giorgio Ambrosoli - Alessio Boni
Giorgio Ambrosoli – Alessio Boni

Il grande protagonista della docufiction è Alessio Boni, che dopo Enrico Piaggio torna a vestire i panni di un altro grande italiano:

“La vicenda e la personalità di Giorgio Ambrosoli erano delicate, ne avevo sentito parlare come se ascoltassi un eco. Io sapevo che era un signore che era stato ucciso dai cattivi perché faceva il suo lavoro. Non volevo fare questa docufiction perché avevo fatto tanti altri personaggi di recente con moltissimo lavoro, ma non appena ho letto la sceneggiatura e letto il libro di Umberto dopo l’invito di Tini mi sono innamorato di questa grande opportunità. Pensavo di avere troppa carne al fuoco con gli altri lavori, ma questa storia mi è entrata dentro e non ne sono più riuscito ad uscire. La semplicità e la normalità di un essere umano che faceva il suo lavoro mi hanno impressionato. Mi ha colpito anche il suo privato, la sua leggerezza nel giocare con i bambini. Questo è un esempio spaventoso di coraggio. È facile essere forti con una pistola o un coltello, il signor Giorgio Ambrosoli ha dato una lezione di etica spaventosa fino alla fine. Mi ha lasciato un esempio incredibile e potente di ciò che può fare un essere umano, lui ha dimostrato che la verità per chi vuole essere libero rende ancora più liberi. 

L’attore paragona poi Giorgio Ambrosoli ad un raggio di luce e spiega chi sono i grandi esempi di coraggio di oggi:

“Non era un magistrato o un carabiniere che certe cose le mette in conto, lui ha toccato il marcio molto più di tanti e non ha avuto paura. Quando a lui non mi da tristezza, ma è un barlume di luce come il requiem di Mozart. I Giorgio Ambrosoli  di oggi? Ci sono tanti esempi di coraggio, ma se devo citarne alcuni vi dico due grandi donne: Greta Thunberg e Ilaria Cucchi. Questa sorella per dieci anni ha combattuto arrivando a denunciare i carabinieri per ottenere la verità, ha affrontato lo Stato. Lei ha mostrato un grande atto di coraggio”.

A montare tutto questo straordinario materiale documentaristico e di fiction è stato il regista Alessandro Celli, che ha così spiegato la difficoltà maggiore:

“Sembra quasi che del suo operato non sia rimasta traccia. Ma forse è proprio la mancanza di materiale di archivio a raccontare meglio la straordinarietà di un lavoro eroico, eppure isolato, sminuito, trascurato. Quasi dimenticato.Di Ambrosoli esiste solo una preziosa intervista rilasciata alla tv di stato svedese in cui lo vediamo illustrare l’enigma delle scatole cinesi dell’impero Sindona. Gli archivi italiani sono stati svuotati tanti anni fa. Abbiamo quindi affidato al racconto di fiction non solo il contesto famigliare, con un Ambrosoli inedito nel rapporto con i figli e la moglie,  ma anche la parte che verrebbe normalmente lasciata alla narrazione documentaristica, ricostruendo con attenzione i dettagli del contesto lavorativo con tutte le problematiche dell’indagine. Devo ringraziare la produzione, Alessio Boni e tutto il cast per aver potuto raccontare questo eroe”.

“Giorgio Ambrosoli – Il prezzo del coraggio” vi aspetta in prima serata su Rai 1 mercoledì 18 dicembre.

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