Massimo Giannini torna a casa. Ed è una bella notizia

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Il direttore de La Stampa annuncia che proseguirà la sua convalescenza a livello domiciliare

Il direttore de La Stampa Massimo Giannini torna a casa. Ed è una bella notizia perché il suo racconto dalla terapia intensiva dell’ospedale Gemelli di Roma era stato toccante e preoccupante allo stesso tempo.



«Sono ancora positivo – scrive nel suo editoriale di oggi per il quotidiano torinese -, ma dopo 21 giorni di Covid e almeno tre senza più sintomi posso proseguire la quarantena a domicilio».

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Giannini torna a casa, l’editoriale per La Stampa

Massimo Giannini, soltanto una settimana fa, aveva mostrato all’Italia intera le condizioni delle terapie intensive in Italia, l’età media dei ricoverati, le cure a cui sono sottoposti, le situazioni che i medici e il personale sanitario in generale devono affrontare in questa nuova fase dell’emergenza che, per certi versi, ricorda quella di marzo/aprile.

Il direttore de La Stampa, dopo essere stato testato positivo, ha avuto la necessità di un ricovero in ospedale e di un passaggio di qualche giorno in terapia intensiva. Ha deciso di scriverne perché, rispettando l’impegno professionale, ha pensato che quella sua testimonianza potesse essere in qualche modo paragonabile a quelle degli inviati di guerra. E le terapie intensive sono il nuovo ‘fronte’ di questo conflitto del nuovo millennio, senz’altro il più doloroso e il più tragico dagli anni Duemila in poi.



Giannini torna a casa, la firma del giornalismo ha spiegato ‘dall’interno’ la seconda ondata

Massimo Giannini, come spiegato nel suo nuovo editoriale, è ancora positivo al coronavirus ma non ha più sintomi e – per questo motivo – potrà tornate a casa. Anche perché gli ospedali hanno bisogno di nuovi spazi e bisogna fare delle scelte tra i pazienti per assicurare cure ai nuovi casi che stanno affollando le strutture sanitarie anche nella Capitale:

«C’è un drammatico bisogno di posti letto, per ricoverare i tanti, troppi pazienti gravi che arrivano in continuazione – ha proseguito Giannini -. Quando sono entrato io, solo al mio piano, eravamo in 18. Ora ce ne sono 84. Oltre la metà ha meno di 54 anni, ed è intubata e pronata».

Il lavoro di questi giorni di Giannini è stato prezioso: è stato una delle firme italiane che ha documentato dall’interno la seconda ondata. Una testimonianza che ci ha fatto capire – e che continuerà a farci capire – con che tipologia di malattia abbiamo a che fare.