Savoini sull’audio in Russia: «Chi si ricorda se sono io che parlo?»

Gianluca Savoini è stato intervistato da diverse testate questa mattina, per permettergli di esprimere la propria opinione in merito all’audio diffuso ieri da BuzzFeed, la testata statunitense che ha pubblicato la presunta conversazione all’Hotel Metropole di Mosca, quella di cui – tempo fa – aveva parlato anche la rivista L’Espresso. Savoini, che è stato a lungo consigliere di Matteo Salvini e che adesso è presidente dell’Associazione Lombardia-Russia, si difende e parla di una mistificazione e di una falsità.

Gianluca Savoini parla del presunto audio al Metropole

Quando il giornalista di Repubblica, ad esempio, gli chiede se fosse proprio lui a parlare in quella registrazione, la risposta di Savoini riportata dal quotidiano è: «E che ne so? Chi se lo ricorda? Guardi che oggi come oggi non serve molto per manomettere un file, tagliare frasi e alterare la voce. È malafede ed è porcheria, anche perché non c’è nessuna prova del versamento su un conto corrente. Non c’è niente, perché non c’è mai stata l’intenzione di fare niente».

Gianluca Savoini: «Spy-story all’amatriciana»

Gianluca Savoini sostiene di non riconoscersi nella voce dell’audio e che la presenza di molti rumori di fondo potrebbe aiutare quella che lui ritiene essere stata una manipolazione della registrazione. In ogni caso, afferma di offrirsi ‘volontario’ come capro espiatorio di tutto, dal momento che Matteo Salvini non c’entra nulla con quella conversazione, non era presente e ha interpellato lo stesso Savoini al momento dell’uscita dell’inchiesta de L’Espresso. Tutta la vicenda, in ogni caso, è stata definita come una sorta di «spy-story all’amatriciana» perché non ci sono soldi e non ci sono valigette. E Savoini è convinto che sia una strategia precisa per attaccare e cercare di incastrare la Lega, proprio all’indomani della visita in Italia di Vladimir Putin.

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