C’era un concreto pericolo di fuga da parte di Alberto Genovese, prima che venisse arrestato. Il tutto grazie a un intercettazione in cui Genovese comunica alla madre di voler andare in Sudafrica. Inoltre, nella medesima data, Genovese sollecita il rilascio del passaporto presso l’Ufficio Passaporti e contatta la Questura di Milano per sapere se il passaporto della fidanzata Sarah Borruso fosse stato sequestrato durante la perquisizione del suo attico.
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Qui inizia un film dai contorni quasi comici. Genovese organizza il suo viaggio adducendo le seguenti motivazioni attraverso i suoi legali. Afferma che: «Il loro assistito non aveva intenzione di fuggire, ma il viaggio in Sudafrica era stato programmato da tempo, al fine di evitare l’imbarazzo di farsi vedere in pubblico a causa di un trapianto di capelli che avrebbe dovuto affrontare».
Dunque ecco il reale motivo che avrebbe portato Genovese lontano dall’Italia. Sognava una folta chioma o forse il codino alla Fiorello. Ma gli inquirenti non hanno dato alcun credito a questa motivazione e inoltre l’imprenditore, che era a conoscenza dell’indagine nei suoi confronti, ha commesso un altro errore: quello di ordinare al signor S. di distruggere tutti i nastri delle registrazioni avvenute in casa sua.
Anzi esattamente lo aveva definito “Il distruttore dei nastri”, convocato per cancellare ore e ore di contenuti che riprendevano Genovese di giorno e soprattutto di notte. Genovese era al corrente da tempo che erano in corso delle indagini a suo carico, essendo il suo appartamento perquisito e sottoposto a sequestro. Per tali ragioni non era giustificato a lasciare l’Italia e, soprattutto, ogni suo passo era controllato. Ma anche il signor S., capita la situazione, non ha accettato gli ordini del suo capo e si è rifiutato di cancellare il materiale.
Niente trapianto di capelli dunque e niente nastri registrati per mister “Sentimento” che ha visto la sua fuga durare giusto il tempo di tre telefonate, tutte sbagliate.