Il futuro di Clubhouse, tra traduzione simultanea e controllo degli haters

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Il futuro di Clubhouse è stato raccontato in un'intervista del ceo Paul Davison rilasciata a Repubblica

Clubhouse è il social degli audio per eccellenza, quello che ha conosciuto una crescita esponenziale durante il lockdown e che gli utenti Android hanno invidiato agli utenti iOS finché anche loro non hanno potuto accedere a una versione confezionata per il loro sistema operativo. Il momento di picco massimo – aprile scorso – gli utenti nel mondo erano arrivati a 10 milioni (di cui 400 mila solo in Italia) mentre di quello che succede ora non si ha contezza. Si vocifera di un calo, nelle stanze di Clubhouse, ma anche di nuove idee per rilanciare una piattaforma con un potenziale già messo sul piatto.



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Dove siamo arrivati

«Immaginate un mondo in cui ogni lingua è tradotta simultaneamente…», ha affermato il ceo di Clubhouse Paul Davison in un’intervista rilasciata a Repubblica. Si tratta di «tradurre in tempo reale una conversazione dall’italiano all’inglese e viceversa». Questa una parte dell’evoluzione a cui la piattaforma degli audio sta andando incontro, con lo scopo di provare che la piattaforma non si usa solo chiusi in casa «ma anche in palestra, oppure mentre si passeggia, o si è alla guida dell’auto». L’evoluzione dell’azienda si vede anche nel numero decuplicato di dipendenti, da otto a ottanta: «Ora siamo dieci volte di più, e puntiamo a costruire un team internazionale». Nelle stanze italiane si discute dei temi caldi, dai vaccini al ddl Zan. Con un valore stimato di un miliardo di dollari, Clubhouse oggi può contare su un tempo di permanenza media per ogni utente di 70 minuti e su un totale di 700 mila stanze aperte ogni giorno.



Le nuove idee per il rilancio di Clubhouse

Di novità su Clubhouse ne sono arrivate tante, dalla possibilità di mandare messaggi agli altri utenti fino alla ricerca universale passando per la traduzione dell’app in tredici lingue. L’obiettivo è ambizioso, diventare il podcast del futuro sfidando competitor del calibro di Spotify e Twitter. L’innovazione di Clubhouse sta nell’aggiungere «più lingue in cui tradurre la app, rendendo più facile scoprire room rilevanti per i singoli utenti, affinando gli strumenti di amministrazione per chi crea le stanze» con l’obiettivo, tra dieci anni, di vedere Clubhouse in cima alle app audio dato il grande successo che stanno avendo i podcast.

In merito agli hater il ceo è chiaro: «Gli utenti possono segnalare in tempo reale chi disturba e noi interveniamo», puntando molto sulla riconoscibilità degli utenti. «Preferiamo che le persone usino il loro vero nome e immagini reali – ha spiegato Davison – vogliamo autentiche conversazioni umane e che le persone si sentano al sicuro».