Fuortes dà ascolto alla battaglia sulle fake news portata avanti dal Copasir e dalla Rai

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L'audizione di Fuortes al Copasir ha fatto chiarezza sulla propaganda russa in tv: non si vuole combattere il pluralismo ma rivedere i format dei talk

Un’ora e mezzo è durata l’audizione dell’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes al Copasir – Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica e organo del Parlamento della Repubblica Italiana che esercita il controllo parlamentare sull’attività dei servizi segreti italiani -, per affrontare tematiche importanti come la lotta alla disinformazione, alle fake news e alla propaganda russa, e la cyber security. A Palazzo San Macuto, il Comitato di controllo dell’Intelligence ha evidenziato che la televisione italiana, pubblica e privata, ha un problema di disinformazione russa e bisogna risolverlo. La soluzione non è, ovviamente, censurare le opinioni né reprimere il pluralismo, ma rivedere i format dei talk show. Escludere da questi ultimi ospiti russi solo perché russi sarebbe discriminatorio. Il comitato nella nota ufficiale scrive di «ingerenza e attività di disinformazione messe in campo da attori statuali, alla luce di un fenomeno reso ancor più preoccupante dopo l’invasione della Russia in Ucraina». Cioè si tratterebbe di proteggersi da un’operazione pilotata da personalità legate al Cremlino che tra social e talk show nella tv italiana tentano di portare avanti la propaganda russa diffondendo fake news.



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Fuortes convocato dal Copasir ascolta la battaglia di quest’ultimo su fake news e propaganda russa

Per la prima volta, la battaglia della Commissione di Vigilanza Rai e dal Copasir contro fake news e disinformazione riceve attenzione dal governo. L’amministratore delegato della Rai Carlo Fuortes, convocato dal Copasir nell’ambito dell’indagine sulla disinformazione russa nella televisione italiana ha ascoltato le richieste dei primi due e ha domandato ai parlamentari a palazzo San Macuto: «Fatemi capire che cosa sta succedendo». I parlamentari non hanno fatto altro che spiegare quanto già evidenziato dalla nostra Intelligence, cioè che il nostro Paese non solo è a rischio cyber security ma è, altresì, uno dei Paesi più colpiti dalla cyberwar fatta di colpi di fake news, versioni distorte dei fatti e confusione del dibattito pubblico. Anche se la disinformazione occupa tanto le reti pubbliche che quelle commerciali, per la Rai è ancora più pericolosa essendo emittente di Stato. Durante l’incontro sono stati portati vari esempi, come i comizi di Nadana Fridriksson, giornalista del ministero della Difesa russo che, in più occasioni – anche durante l’ospitata a Otto e mezzo -, ha negato l’invasione di Putin in Ucraina. Non si tratta di mettere in campo processi contro talk show e conduttori, quanto invece di portare avanti un confronto a tutto tondo su come operano propaganda e disinformazione, che – come concluderà il presidente del Copasir Uso: «Ha fornito utili indicazioni al fine di preservare la libertà, l’autonomia editoriale e il pluralismo da qualsiasi forma di condizionamento».



Sono state individuate due modalità utilizzate dal Cremlino per condizionare l’opinione pubblica occidentale: i giornalisti che vediamo ospiti nei programmi europei e, in generale, tutte le personalità russe invitate dai media occidentali sono quasi sempre in collegamento diretto con Mosca, nel senso che parlano e pensano secondo specifiche direttive per «avvelenare» il confronto con fatti distorti e notizie fasulle. Non solo, perché poi ci sono commentatori e imprenditori – non solo russi – in apparenza indipendenti ma che, in realtà, hanno legami con Mosca e sostegno dal regime, le cui identità sono già note alle agenzie di Intelligence. Insomma, un meccanismo di propaganda che, dal nostro punto di vista, rappresenta una forte minaccia alla sicurezza nazionale. Proprio per questo, sono già stati sentiti i direttori di Aisi ed Aise, mentre nei prossimi giorni spetterà al capo dell’Agcom. Fuortes ha specificato – alla domanda circa i criteri per selezionare ospiti e commentatori nei programmi tv – che gli inviti sono rimessi alla volontà di autori e conduttori. Si evidenzia, ad ogni modo, l’esigenza di rinnovare il format dei talk show, soprattutto su tematiche importanti e di rilievo globale come la guerra, affinché sia l’approfondimento di notizie vere il fulcro dei programmi e dei dibattiti. Ieri, si è parlato in Cdm di rinnovo del contratto di Servizio. Con l’appoggio di Mario Draghi – infatti il premier ha precisato di avere molto a cuore il tema delle fake news -, iI ministro dello Sviluppo Giorgetti ed il sottosegretario Garofoli hanno illustrato i nuovi atti di indirizzo, che però «non c’entrano nulla con il dibattito mediatico sulla Rai». In particolare, Giorgetti ha espresso il desiderio che le reti pubbliche si occupino più di impresa, Orlando delle tematiche del lavoro e Gelmini del Pnrr. «Si può far tutto», ha affermato Giorgetti, che ha aggiunto: «Ma i servizi vanno pagati», poiché la Rai non è un organismo di beneficenza.

Foto IPP/Gioia Botteghi