L’ideatrice del #freenipplesday risponde a Libero che l’aveva invitata a imbarcarsi con Carola Rackete

Categorie: Attualità

La lettera inviata alla redazione di Giornalettismo

Ieri si è svolto il Freenipplesday, la manifestazione di solidarietà dedicata a Carola Rackete e a tutte le donne, dopo le polemiche sul fatto che la capitana della Sea Watch sia andata in procura ad Agrigento senza reggiseno. Alla vigilia della manifestazione che si è svolta il 27 luglio e che ha invitato tutte le donne a presentarsi in ufficio o in centro senza reggiseno, Libero aveva attaccato le organizzatrici, invitandole a imbarcarsi su una nave insieme a Carola Rackete invece di andare con «le tette al vento». Giulia Trivero ha risposto alla testata, con questa lettera che pubblichiamo.



Freenipples day, la risposta dell’organizzatrice a Libero

«Premessa: parlo come individuo e le parole che seguono non sono espressione di chi sostiene #freenipplesday ma solo della mia, intoccabile, libertà individuale.

Un giornalista ci invita ad unirci a Mediterranea, dicendo che “così è troppo facile”. Come la ringrazio! Ha ragione. Personalmente, ci ho pensato a lungo, andando in grande crisi. Alla fine sono rimasta nella mia città a lavorare e studiare. Ho donato e sostenuto Mediterranea con parole e pochi fatti. E ha totalmente ragione, non è abbastanza. Tralasciato il fatto che #freenipplesday non nasce e non si esaurisce in una protesta per sostenere Carola Rackete, come si può leggere nel comunicato pubblicato sulla pagina dell’evento. Anche questo è frutto di un’intelligentissima semplificazione e confusione degli elementi che mostra l’assenza di ascolto e di cura della complessità su cui abbiamo deciso di soffermarci.



Il nostro mondo sta andando sempre più giù. Reti di resistenza e opposizione sono sempre più rare e disgregate. La memoria, lo studio della Storia, si stanno perdendo e le idee, anche le migliori, sempre più raramente si basano su uno spessore reale. In questo contesto un’iniziativa leggera e ironica può facilmente essere presa come espressione di questa vuotezza, ma se ci si sofferma un attimo a pensare, forse, si possono usare i propri strumenti per riflettere sulle tematiche fonde che stanno sotto una piccosa cosa come questa, che non impedisce di portare avanti altre battaglie, anzi, dal mio punto di vista, invita a farlo, anche in una maniera a cui non avevamo pensato: tramite chi ci contesta.

Mi auguro che non si sia così ingenui da ridurre l’agire politico di una persona a un evento creato su Facebook che è diventato virale. Dieci anni fa, quando come adolescente crescevo e creavo la mia identità, le cose erano un poco diverse. Sono grata e consapevole di essere stata più fortunata di chi si trova ad avere sedici anni ora, in un momento in cui diventa difficilissimo trovare dei contraddittori validi che ci permettano di capire quale vogliamo che sia il nostro posto nel mondo. La costruzione dell’identità in fondo funziona anche così: vai, come una freccia, nel mondo. Incontri un Altro, un Non-Io, che ti fa riflettere su che cos’è il tuo Io. Ti permette di crearlo. Con paura, rifiutandolo, per un animalesco istinto di protezione. Provando a usare ciò che ci distingue dagli animali per superare la naturale paura del diverso, crescere come individui e far crescere il mondo, che, suggerisco, potrebbe essere più ricco grazie alle differenze.



Un piccolo esempio dalla nostra vita amorosa: se chiediamo al nostro partner di essere uguale a noi cercheremo solo un’immagine di noi stessi da amare, perché ciò che è diverso ci fa paura. Se invece facciamo quel piccolo scarto capiamo che il suo essere diverso può essere una ricchezza che ci permette di crescere e di sconfiggerla, quella paura atavica. Così funziona, in fondo, anche il pensiero (e perché no la vita): da due cose diverse se ne può generare una terza, nuova, più grande. Però ci vuole cura. Ci vuole tutela delle opinioni. Ci vogliono sforzo, fatica, umiltà. Azione, reale. Consapevolezza. Chiudete gli occhi e pensate al momento storico che per voi è stato espressione dell’orrore dell’umanità. Qualsiasi sia per voi. La logica “ma il mondo è così” è cieca perché ignora ciò che sta alla base della vita e della Storia, cioè che le cose sono in costante movimento. Questo vuol dire, a logica, che si possono cambiare.

«Ogni giorno scegliamo mille volte chi siamo e cosa possiamo fare per cambiare ciò che non ci piace»

Se l’invito che scaturisce da chi critica il #freenipplesday è di fare di più, io ringrazio col cuore chi ci critica in maniera così intelligente. Personalmente, ho scelto nella mia vita di lottare ogni giorno, di farlo con il mio lavoro, a teatro, nelle scuole, nelle biblioteche, nei mercati, nelle piazze. Di farlo con la mia persona, nel modo in cui parlo, in cui lavoro, in cui mi schiero, ogni giorno. Ogni giorno scegliamo mille volte chi siamo e cosa possiamo fare per cambiare ciò che non ci piace.

Ma se siamo ancora qui è perché NON E’ ABBASTANZA. Ed è la sofferenza più grande che credo di aver mai provato, ogni giorno.

Spero, e sì, chiamatemi ingenua, che questa piccola cosa possa portare qualche persona in più a ricordarsi che è necessario, possibile, auspicabile fare qualcosa per le cause in cui si crede. In fondo, di esempi passati e presenti la Storia è piena. Lasciando ad ognuno la libertà di utilizzare le modalità che ritiene migliori e più consone alla propria persona, e ricordando che se sono diverse dalle nostre non dobbiamo averne paura, ovviamente nel rispetto assoluto dell’essere umano e nel rifiuto della violenza che distrugge la vita. Oppure la Storia ci passerà sopra come un rullo compressore e noi saremo stati nei nostri salotti a lamentarci. Io, tu, noi. Usiamo ogni occasione per crescere un poco.

Grazie a chi è arrivato a leggere fin qui. So che sarà l’1% di chi sta parlando dell’iniziativa partita da noi e la sta giudicando, anche duramente, a volte con grande violenza, ma è quell’1% che mi riempie il cuore di gioia e speranza.

Bacini».