Cinema e teatri, Franceschini duro con chi protesta: «Non avete capito la gravità della situazione»

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Il ministro Franceschini dice che chi protesta, ora, non capisce la gravità della situazione e +promette una chiusura il più breve possibile

Dario Franceschini comincia il suo videomessaggio esprimendo costernazione per la situazione e sottolineando che per l’Italia è un grande sacrificio quello di tenere cinema, teatri e sale da concerto chiuse visto il panorama culturale che ci ritroviamo. Dopo la premessa, però, si prende la libertà di rispondere a chi ha mosso le critiche «con la stessa franchezza». Dice apertamente: «Ho l’impressione che non si sia percepita la gravità della crisi e che non si siano percepiti i rischi del contagio in questo momento. Verrebbe da chiedersi perché quando sono stati chiusa ugualmente i teatri e i cinema in marzo non c’è stata questa ondata di proteste. Forse non si è capito a che punto siamo», sottolinea il ministro per i bene e per le attività culturali.



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Franceschini: «Scelta non legata all’importanza delle attività»

Fa presente i dati, il ministro, e evidenzia la salita dei contagi da aprile («il lockdown) ad oggi non citando però l’aumento dei tamponi fatti. «Avevamo il dovere di intervenire subito e prima si interviene con misure più drastiche possibili, più facilmente si blocca quella crescita esponenziale della curva», si accalora Franceschini. Non si tratta di una scelta basata su una gerarchia e sull’importanza di un’attività rispetto a un’altra, ha precisato: «Sarebbe assurdo scegliere così ed è un dibattito piuttosto stucchevole».



L’esigenza è quella di «ridurre la mobilità delle persone»

Il ministro dice chiaramente che la motivazione per chiudere «tutte le attività dopo le 18 è quella di ridurre la mobilità delle persone». Cinema e teatri, dunque, sarebbero stati chiusi seguendo lo stesso ragionamento che ha spinto a chiudere bar, ristoranti e locali: le persone vi si recano solitamente la sera. «Mi impegno perché questa chiusura sia il più breve possibile», ha aggiunto, «ma dipende ovviamente dall’andamento epidemiologico». Dice di assumersi le responsabilità, insieme a chi governa, e se si sta facendo bene lo dirà il tempo. Franceschini parla di «responsabilità diretta di questa scelta» e invita a «metterci tutti dalla stessa parte». Lancia infine un appello ai personaggi del mondo dello spettacolo e della cultura perché veicolino un «messaggio di coesione sociale», vista anche la lettera del celebre direttore d’orchestra Riccardo Muti a Conte.