Sumeyye Erdogan, figlia del leader turco, si schiera contro il padre per difendere la Convenzione di Istanbul

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La figlia di Erdogan si schiera contro il padre nella lotta per mantenere il Protocollo di Istanbul che protegge le donne dalla violenza

La figlia di Erdogan si schiera contro suo padre. La giovane donna, 34 anni, è la più piccola degli eredi di Recep Tayyip Erdogan e ha scelto – con l’associazione di cui è vicepresidente – di difendere la Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne che gli estremisti islamici vorrebbero abbandonare. Il volere di Erdogan è dei suoi sarebbe quello di far uscire la Turchia dal protoccollo altrimenti detto Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza contro le donne e la violenza domestica.



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La figlia di Erdogan difende la Convenzione di Istanbul

La figlia di Erdogan ha deciso di difendere la Convenzione si Istanbul e di schierarsi contro il padre nell’ambito delle manifestazioni femministe contro le pressioni degli ultraconservatori islamisti affinché la Turchia esca dal protocollo che difende le donne. Con la sua associazione di donne islamiche Kadem – di cui è vicepresidente – ha sottolineato come questo protocollo sia una fondamentale difesa per le donne contro «ogni tipo di violenza». L’associazione è stata anche accusata di presunte minacce contro la famiglia tradizionale turca, respingendole con forza: «Dire che questa convenzione determina una legittimazione degli orientamenti omosessuali mostra per lo meno una malafede», ha dichiarato Kedem via comunicato stampa. Gli islamisti estremisti turchi – capeggiati da Erdogan – vedono quindi nella difesa delle donne la legittimazione della famiglia omosessuale.



Le mobilitazioni femministe in Turchia

Nel paese del Mediterraneo le mobilitazioni femministe dentro e fuori dal web si moltiplicano anche per la questione del Protocollo di Istanbul – approvato proprio nella città nel 2011 e ratificato dalla Turchia come primo paese. Il problema della violenza contro le donne in Turchia – come segnalato dalle donne che protestano e dai dati – è grave. Solo nel 2019 la piattaforma ‘Fermiamo i femminicidi’ ha denunciato 474 vittime, un vero e proprio record negativo di vittime della morte causata dalla mentalità patriarcale che Erdogan vuole difendere.