Festival di Sanremo 2015, le pagelle di Giornalettismo – terza puntata

La puntata delle cover, la terza di questa edizione 65, è la migliore. A tratti persino divertente. Così tanto, in alcune parti, che c’è il rischio che gli ascolti la penalizzino.

Ecco le pagelle di Giordano Giusti e Boris Sollazzo, il dinamico duo che da grande vuol diventare la cover band di Mauro Coruzzi e Grazia Di Michele.

Sanremo 2015 - 65mo festival della canzone italiana

Nek e Masini 10: Hai capito i vecchietti scongelati! L’ibernazione fa bene alle corde vocali. Nek torna: Laura non c’è ancora, ma la sua voce sì, eccome. E pure Marco Masini tra una canzone dolente, la sua, e una di Francesco Nuti, emoziona. Se telefonando potessimo dir loro addio, attaccheremmo per tenerli con noi. Doveva essere il festival dei gggiovani? Se aggiungete anche Coruzzi e Di Michele, qui è l’usato sicuro che vince.

Luca e Paolo 9: la canzone Rip Parade è da Oscar, Grammy, premio Tenco. A far meglio di Siani e Pintus, sarebbe riuscito, probabilmente, anche l’attuale Massimo Boldi. Ma loro giganteggiano: in quel pezzo, che se fosse stato in gara, avrebbe sbaragliato tutti, ci mettono tutte le nostre ipocrisie, offrendoci uno Jannacci 2.0. Invece di “si potrebbe andare tutti al tuo funerale, per vedere di nascosto l’effetto che fa” arriva “il selfie della cerimonia funebre”. Gli avremmo dato il voto migliore, e con lode, se avessero fatto uno scatto di coraggio in più sul pezzo dei matrimoni gay. Bello, anche cattivo, ma potevano andarci giù più pesante.

luca e paolo 2

Andrea Alemanno 8: un genio. Lui è l’eminenza grigia della sala stampa, colui che permette a giornalisti indolenti e esasperati di diventare giurati diligenti. Lo fa richiamando all’ordine i colleghi più distratti con richiami al microfono cantati. Rime geniali, metrica perfetta, ironia soave. Sabato gli daremmo il posto di Panariello. Grazie di esistere, Andrea.

spandau

Spandau Ballet 7: Tony Hadley sembrerà anche Paolo Liguori, ma Through the Barricades all’Ariston ti porta dritto negli anni ’80. E visto che di quel decennio di sicuro non è restato Raf, che oggi ha fatto appassire le Rose Rosse di Ranieri con un’esecuzione nel vero senso del termine, tornare con i mitici Spandau a quando eravamo ricchi, ricci e felici, e non lo sapevamo, è un regalo inaspettato.

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Arisa 6: ha preso un anestetico. No, un antidolorifico. Per sopportarla spettatori e giornalisti dovrebbero prendere entrambi. Fatto sta che infortunio, cure oscure e le sue “cose” (ha confessato di avere il ciclo al dopofestival, ha sentito il bisogno di ribadirlo in conferenza stampa) la rendono più divertente. E forse finalmente a suo agio, persino con una pettinatura alla Callejòn (a proposito, un pensiero alla povera parrucchiera di Anna Tatangelo, costretta a orari di lavoro inumani). Continua a rimanere la donna sbagliata al posto sbagliato, ma oggi era così fuori fase che è sembrata meno Pippa.

Sanremo 2015 - 65mo festival della canzone italiana

Emma 5: la adoriamo. Però prima accetta un vestito che la fa sembrare una delle bambine di Shining in versione premaman, poi sfotte l’infortunata Arisa – dopo la sferzata ieri agli autori -, insomma mostra chiari segni di insofferenza che sono anche i nostri. Vuole cantare. La capiamo, siamo anche pronti a consolarla. Ma se è il medico che l’ha obbligata a fare la valletta a Sanremo, lo cambi.

Conti 4: rovina la vita a una ragazza di 19 anni. La bella Rakele sente il suo nome riecheggiare in tutto l’Ariston. Ha vinto i quarti di finale! Poi però vede che il braccio che Conti alza è quello di Amara. Dopo aver detto Rakele. Lui ride. Lei rimane di ghiaccio. “Chiusa una porta, si riapre un portone” le dice abbracciandola. Sì, il portone che lei gli sbatterà in faccia. Oggi sembra un po’ più in forma, ma pensa bene di non dirci che l’intervento di Samantha Cristoforetti è stato registrato quattro ore prima e già postato dalla Nasa. Eh già, gli spettatori Rai sono stupidi. Ma ha ragione, in effetti, lo guardano in massa.
P.S.: e abbiamo evitato di raccontarvi la finta intervista alla finta Oriana Fallaci, alias Vittoria Puccini, che la interpreterà in un film tv per RaiUno.

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Gianluca Grignani 3: figliolo, nella prima serata non ci azzecchi una nota e che fai? Nella seconda, giustamente, scegli Luigi Tenco per la cover. Come se Raf, che so, scegliesse Massimo Ranieri. Ah già, lo ha fatto. Come se per condurre Sanremo venisse scelto Carlo Conti. Ah già, è successo. Vabbé, Gianlù, hai ragione tu, scusaci.

Selvaggia Lucarelli-Gigi D’Alessio 2: mentre quello tsunami di emozioni, risate e ritmo forsennato del festival di Sanremo ci travolgeva, che succede su Twitter? Selvaggia Lucarelli fa una delle sue battute meno originali ed efficaci. Una cosa del tipo “Anna, come fai a stare con D’Alessio?”. Lui, con classe cristallina e l’eleganza che gli riconosciamo, gli risponde con 140 caratteri riassumibili in “te piacerebbe Selvà, ma sei troppo vecchia per me”. Ci stupisce che la lite non sia finita con un doppio specchio riflesso.

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Saint Motel 1: Arrivano, i fenomeni, e cantano in playback. E alla Rai che fanno? Per risparmiare non gli accendono il microfono neanche per l’intervista. E così li doppia Carlo Conti ed è un peccato, perché il nostro eroe toscano si era prodotto in una delle sue domande straordinarie. “Che cosa avete mangiato? Pizza, spagheti, pesto?”. Probabilmente sarà il punto più basso della loro carriera. Non di quella di Carlo Conti, possiamo giurarci. Comunque, a naso, non ci siamo persi niente.

Lara Fabian 0: a ogni acuto si dimena così tanto che sembra sempre vicina a strapparsi le vesti. Non canta, ulula. Questa sera sale sul palco acconciata da Grazia Di Michele tant’è che al suo fianco cerchiamo tutti Platinette (a proposito, ma che meraviglia è stata la loro Alghero di Giuni Russo?). Il pezzo scelto è “Sto male”. Il pubblico in sala e sui social in coro risponde: “Anche noi”.

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