Luigi Di Maio sul mancato accordo FCA-Renault: «La Francia ha fatto una brutta figura. Noi no»

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Il leader M5S a Radio24 accusa il governo transalpino per il suo interventismo, mentre l'Italia ha rispettato l'operazione di mercato

Noi bravi, voi cattivi. Noi onesti, voi disonesti. Noi innocenti, voi colpevoli. Luigi Di Maio ha messo in lavatrice le vesti del governo per sbiancarle e togliere tutte le macchie, per poi stenderle ed esporle al sole. Il leader del Movimento 5 Stelle, intervenendo ai microfoni di Radio24, ha dichiarato che sulla questione FCA-Renault il governo italiano sia stato esemplare ed esente da colpe per il fallimento della trattativa di fusione. La colpa, dunque, è tutta della Francia che si è intromessa tra le due aziende.



«La Francia non ha fatto bella figura – ha detto il ministro dello Sviluppo Economico a Radio24 -. Noi, anche se in contatto con FCA, abbiamo rispettato un’operazione di mercato. Neanche Renault è contenta dell’interventismo dello Stato francese. Se si fa mercato, una grande azienda parla con la sua omologa, non è che interferiscono ministri e presidenti della Repubblica». La difesa delle aziende italiane dunque, vale solo per le aziende italiane. Un governo che dice la sua su una maxi-operazione miliardaria che riguarda una delle sue principali imprese, secondo il leader del Movimento 5 Stelle, sbaglia.

Dal mancato accordo FCA-Renault al futuro del governo

Il leader pentastellato, oltre alla mancata fusione FCA-Renault, ha anche parlato dei problemi interni al governo e delle prospettive per il futuro. Proseguendo la linea di pace iniziata giovedì pomeriggio dopo l’incontro a due con Matteo Salvini, Luigi Di Maio ha detto che il governo andrà avanti «per combattere e portare avanti gli obiettivi che ci siamo dati e non per vivacchiare o tirare a campare». Poi, però, si arriva anche a parlare delle indagini sul viceministro leghista all’Economia Massimo Garavaglia.



Garavaglia, se non innocente si dimetta

«Prima di tutto auguro a Garavaglia di essere innocente – ha commentato Luigi Di Maio -. Se così non dovesse essere, auspico che accada quanto è già successo con Edoardo Rixi, cioè un passo indietro del diretto interessato». Una linea più morbida rispetto alle battaglie pentastellate nei confronti di Armando Siri, costretto a dimettersi perché indagato e non perché condannato. La pace porta a vedute meno stringenti.

(foto di copertina: ANSA/ETTORE FERRARI)