Il Fatto Quotidiano se la prende con i «maratoneti delle tv»

Categorie: Mass Media

Critica i metodi delle lunghe trasmissioni di approfondimento politico che accompagnano passaggi cruciali per la repubblica

Non c’è solo Luigi Di Maio nel mirino dell’edizione del Fatto Quotidiano che saluta l’elezione bis di Sergio Mattarella, all’indomani del voto decisivo a Montecitorio. Nel quotidiano diretto da Marco Travaglio c’è anche un lungo attacco alle trasmissioni tv di approfondimento che accompagnano passaggi cruciali nella storia della Repubblica, come un voto di fiducia o l’elezione di un Capo dello Stato. Il Fatto Quotidiano contro la maratona televisiva, dunque, sia nel merito, sia nel metodo.



LEGGI ANCHE > La sfida dei talk sul Quirinale, Annunziata: «Da Mentana neanche una donna»

Fatto Quotidiano contro maratona televisiva per l’elezione del presidente

Nel merito, perché il Fatto Quotidiano – nel suo articolo dal titolo Quelli che “è fatta per Draghi”: lutto nelle maratone tv – sostiene che i lunghi approfondimenti televisivi siano stati incentrati tutti sulla possibilità di una elezione di Mario Draghi alla presidenza della Repubblica. Nei metodi, perché viene contestato anche il modo di fare informazione. In un passaggio, nello specifico, si criticano le fonti messe a disposizione di conduttori e opinionisti: «Chino sul cellulare – scrive Daniela Ranieri -, costantemente sollecitato da lanci di agenzia e soffiate da fonti altissime e attendibili (che poi sono sempre messaggini di quarte file, WhatsApp di Gasparri, tweet di Marattin, vocali di Luciano Nobili), l’analista podista ha dimostrato il polso che ha del Paese».



Anche se l’utilizzo del termine maratona, ormai, indica un preciso genere di talk-show, reso celebre da Enrico Mentana e dalle sue lunghe dirette su La7, l’articolo del Fatto Quotidiano sembra avere un tono più ecumenico, citando esplicitamente La7, ma anche Rai3 e SkyTg24, con i loro opinionisti: Cazzullo, Mieli, Franco, De Angelis, Cerasa, Sala, Di Bella. Tutti, secondo il quotidiano di Travaglio, intenti a far combaciare le tessere del puzzle affinché passasse la narrazione di Draghi prossimo presidente della Repubblica.

Non solo la politica al centro delle osservazioni del Fatto Quotidiano, oggi (non c’è particolare benevolenza nella lettura del ruolo che ha giocato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, né c’è simpatia per la carta che si è giocato Enrico Letta sul nome di Elisabetta Belloni), ma anche il modo di fare informazione pro-Draghi.