La sponsorizzazione dello spettacolo su Nilde Iotti bloccata su Facebook perché «menziona personaggi politici»

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La denuncia dell'attrice Monica Morini sulla sponsorizzazione dello spettacolo al Castello di Casalgrande

Occorre fermarsi un attimo prima di parlare di censura di Facebook su Nilde Iotti, come hanno fatto alcuni quotidiani che hanno parlato di quanto accaduto alla sponsorizzazione sul social network dello spettacolo teatrale Nilde, una donna della Repubblica (in programma stasera alle 21 al castello di Casalgrande, in provincia di Reggio Emilia). Bisogna infatti valutare tutte le componenti in gioco e poi fare una riflessione più ampia sulle policies di Facebook riguardo ai temi sociali, alle elezioni e alla politica. Innanzitutto, i fatti.



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Facebook su Nilde Iotti e la sponsorizzazione dello spettacolo teatrale

L’attrice Monica Morini ha denunciato su Facebook un episodio effettivamente ambiguo. Il suo intento era quello di promuovere, attraverso una sponsorizzazione sulla piattaforma, l’evento teatrale di cui sopra. Tuttavia, l’inserzione a pagamento (e dunque la possibilità di raggiungere su Facebook più persone in base a fasce d’età, geolocalizzazioni, interessi) è stata respinta dalla piattaforma. La gestione automatica delle inserzioni ha generato questa spiegazione:



«La tua inserzione potrebbe essere stata rifiutata perché menzionava personaggi politici o temi sociali delicati in grado di influenzare l’opinione pubblica e dei votanti, con conseguenze sul risultato di un’elezione o su una legge in attesa di approvazione».

Monica Morini ha poi scritto un lungo post, proprio su Facebook, in cui ha espresso biasimo nei confronti del comportamento della piattaforma:



Nell’ultima parte del post, l’attrice scrive: «Nilde Iotti era comunista, questa parte anche retrospettivamente porta censura». Tuttavia, per quanto il caso sia evidentemente un corto circuito dell’algoritmo, non sembra propriamente corretto parlare di censura. Facebook ha aggiunto ulteriori restrizioni – soprattutto nell’ultimo anno – sulle inserzioni pubblicitarie di carattere politico e sociale. Non, quindi, sulla libertà di parlare di tematiche politiche e sociali ma sulla possibilità che opinioni e slogan politici possano arrivare a un numero più ampio di persone a pagamento. Lo ha fatto in seguito al dibattito che – in tutto il mondo – si sta portando avanti sui condizionamenti del dibattito pubblico causato dall’utilizzo dei social network.

Le decisioni di Facebook sulla sponsorizzazione dei contenuti “politici”

Per questo, ci sono policies molto definite sulle inserzioni politiche. Una di queste, ad esempio, riguarda la corretta identificazione del soggetto che realizza l’inserzione:

«Devi essere l’amministratore della Pagina o un inserzionista sulla Pagina da cui pubblicherai inserzioni su temi sociali, elezioni o politica – si legge sul blog ufficiale di Facebook -. Se non sei un amministratore della Pagina o un inserzionista, devi chiedere a un amministratore di tale Pagina di aggiungerti come amministratore. In alternativa, devi condividere questo contenuto con l’amministratore della Pagina e far completare a quest’ultimo la procedura di autorizzazione delle inserzioni. Una Pagina deve avere almeno un amministratore che abbia confermato la propria identità. Un disclaimer specifico può essere usato anche dalle persone che non lo hanno direttamente creato. Solo gli amministratori della Pagina possono creare o modificare i disclaimer per il Paese in cui saranno pubblicate le inserzioni. Gli inserzionisti possono creare inserzioni con disclaimer senza l’autorizzazione degli amministratori della Pagina, purché non creino o modifichino i disclaimer.

Al di là di questo – che riguarda l’identificazione degli utenti che pubblicano le inserzioni – Facebook utilizza l’intelligenza artificiale in primis e il controllo umano in secondo ordine per analizzare l’aderenza delle inserzioni ai suoi standard. Ci sono delle regole che possono variare a seconda della zona geografica di riferimento. A questo link, è possibile consultare alcuni esempi di ciò che avviene nei Paesi dell’Unione Europea. In base a quanto si può evincere, Facebook accetta senza necessità di controllo le indicazioni piuttosto generiche, anche per quanto riguarda iniziative culturali legate a temi politici (ad esempio: La mostra sui diritti civili verrà inaugurata lunedì).

Il problema che il caso di Nilde Iotti e del suo spettacolo vicino a Reggio Emilia solleva è: possono le iniziative culturali, in quanto tali, essere considerate alla stregua di un post di un personaggio politico che, per mettere in evidenza una propria candidatura o la propria posizione, intende sponsorizzare i propri post? Ha senso – se uno spettacolo teatrale contiene nel titolo il nome di un personaggio politico – bloccare quella inserzione per questo motivo? Non è una censura nei confronti di Nilde Iotti (e ci mancherebbe altro), ma occorre comunque una profonda riflessione sulle regole che Facebook sta adottando: nel nome della neutralità dei messaggi che dal social network dipendono (la sponsorizzazione è una di queste circostanze), rischia davvero di creare delle situazioni esasperanti.