Anche Facebook ha sospeso (ma solo per 24 ore) la deputata americana

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A rivelarlo è stata la stessa Marjorie Taylor Greene su Telegram

Dopo il ban definitivo dell’account personale di Marjorie Taylor Greene da Twitter, è arrivato un provvedimento anche da parte di Facebook. Il social network di Mark Zuckerberg ha infatti deciso di sospendere, anche qui, l’account personale della deputata conservatrice, che ha più volte espresso – nel corso delle ultime settimane – delle posizioni ipercritiche contro le vaccinazioni, fino a diventare un vero e proprio punto di riferimento degli elettori no-vax americani. Taylor Greene aveva intascato anche la solidarietà di Trump, che aveva definito Twitter una sorta di sciagura per la democrazia. In ogni caso, Facebook sospende Greene soltanto per 24 ore, come ha mostrato uno screenshot che la stessa deputata ha pubblicato su Telegram e su un’altra piattaforma social molto utilizzata dalla destra americana, Gettr.



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Facebook sospende Greene per la disinformazione sui vaccini, ma soltanto per 24 ore

Sta proprio qui la differenza tra Twitter e Facebook. Il primo, infatti, è stato molto più severo imponendo una sospensione definitiva – sul modello di quella che aveva colpito Donald Trump dopo i fatti del 6 gennaio 2021 a Capitol Hill – alla deputata. Facebook, invece, ha usato la consueta via di mezzo: se è vero che ha rilevato come la Greene abbia fatto disinformazione sui vaccini (aveva condiviso dei dati del Vaccine Adverse Event Reporting System – VAERS, che riportavano le segnalazioni di reazioni avverse e di decessi in seguito a vaccinazione: tuttavia, si tratta di una piattaforma che raccoglie, appunto, segnalazioni che devono pertanto essere confermate prima di essere confermate), è pur vero che questo suo comportamento contrario alle policies di Facebook sulla corretta informazione sul Covid-19 non le è costato il ban definitivo. Alla deputata è stata lasciata un’altra possibilità per poter continuare a interagire – dopo le 24 ore – con la sua numerosa community.



Nonostante questo compromesso, la deputata non ha perso occasione – sulle altre piattaforme social e di messaggistica, come Telegram – di farsi portavoce dell’ennesima crociata contro i social network. E nel calderone ci è finito anche Facebook: «Facebook si è unito a Twitter per censurarmi – ha scritto -. Chi ha nominato Twitter e Facebook come autorità dell’informazione e della disinformazione? Da quando Big Tech decide quale discorso politico dei membri eletti è accettato e cosa no? Allora stanno lavorando contro il nostro governo e contro l’interesse del nostro popolo».