Come Facebook è riuscito a rimuovere il 97% dei contenuti d’odio

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Il 97% dei contenuti di incitamento all'odio rimossi da Facebook grazie all'intelligenza artificiale. E' quanto emerge da un report

Il 97% dei contenuti di incitamento all’odio rimossi da Facebook grazie all’intelligenza artificiale. Sono stati individuati prima che qualsiasi utente li segnalasse. La percentuale è davvero alta: basti pensare che nel trimestre precedente era al 94%, alla fine del 2019 si attestava all’80,5%, mentre nel 2017 era soltanto al 24%, ma erano forse altri tempi. È uno dei tanti dati che emerge dal report periodico sull’applicazione degli standard della community che mostra come la società ha affrontato questo tipo di contenuti.



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Dall’analisi emergono altri dati particolarmente interessanti. In particolare, riguardo altri due argomenti sensibili quali il bullismo e le molestie sessuali, l’individuazione grazie all’Intelligenza Artificiale è passata su Facebook dal 26% nel terzo trimestre 2020 al 49% nel quarto trimestre e su Instagram dal 55% all’80%. Un altro campo in cui la percentuale è accresciuta visibilmente riguarda il modo in cui i sistemi funzionano in più lingue, anche quelle ampiamente parlate come spagnolo e arabo: la quantità di contenuti di incitamento all’odio rimossa ha raggiunto 26,9 milioni, rispetto ai 22,1 del trimestre precedente.



«Stiamo lentamente proseguendo nel reintegrare la nostra forza lavoro addetta alla revisione dei contenuti a livello globale», ha spiegato Guy Rosen, VP of Integrity di Facebook. «Anche se prevediamo che quest’area sarà influenzata dal Covid-19 fino a quando un vaccino non sarà ampiamente disponibile. A causa della limitata capacità, diamo priorità ai contenuti più dannosi, come i contenuti di suicidio e autolesionismo, che vengono esaminati dai nostri team». Per il 2021 la società «intende condividere ulteriori metriche su Instagram e aggiungere nuove categorie di policy su Facebook e continuerà a ottimizzare le tecnologie e gli sforzi per tenere i contenuti dannosi fuori dalle app», ha concluso Rosen.

[CREDIT PHOTO: ITALY PHOTO PRESS]