Facebook rimuove più di duecentosettanta pagine dell’IRA, la fabbrica dei troll di Putin, in Russia, Ucraina, Azerbaijan e Uzbekistan
04/04/2018 di Redazione
Facebook ha rimosso più di duecentosettanta pagine dell’IRA, l’agenzia di ricerca per internet secondo l’acronomimo inglese, chiamata Glavset in russo, una società russa accusata da tempo di essere una fabbrica di troll di Putin.
Facebook rimuove più di duecentosettanta pagine dell’IRA, la fabbrica dei troll di Putin, in Russia, Ucraina, Azerbaijan e Uzbekistan
Secondo numerose informazioni all’interno dell’IRA sono assunte circa mille persone pagate per intervenire sui social media in favore della Russia. Mark Zuckerberg ha annunciato la rimozione di centinaia di pagine Facebook attive in Russia e nei Paesi confinanti, come Ucraina, Azerbaijan e Uzbekistan. Il Ceo di Facebook ha accusato esplicitamente IRA di aver manipolato attivamente le persone in Russia così come negli Stati Uniti e in Europa, affermando come «non li vogliamo su Facebook così come nel resto del mondo».
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Dopo aver elencato le numerose azioni intraprese per assicurare una informazione più corretta sul social media, inclusa l’assunzione di 20 mila persone per il controllo dei contenuti che circolano su Facebook, Zuckerberg ha accusato le pagine cancellate di aver targetizzato i russi così come le popolazioni russofone di Ucraina, Azerbaijan e Uzbekistan.
«Alcune delle pagine che abbiamo rimosso appartenevano a media russi che secondo le nostre valuzioni erano controllati dall’IRA. Circa un milione di persone seguivano almeno una di queste pagine, e circa 500 mila almeno uno dei loro profili Instagram. Nelle prossime settimane rilasceremo un tool per gli utenti, che potranno controllare se sono fan o seguono un profilo controllato dall’IRA. La sicurezza è un problema che non si può risolvere completamente. Organizzazioni come l’IRA sono avversari sofisticati che si evolvono in modo costante, ma miglioreremo la nostra tecnologia per essere avanti a loro, specialmente per quanto riguarda la protezione dell’integrità delle elezioni», ha concluso Mark Zuckerberg sul suo profilo Facebook.
Foto copertina: Patrick Lefevre/Belga via ZUMA Press