Facebook non rimuoverà più i post che parlano di coronavirus nato in laboratorio

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Così la narrazione sull'origine della pandemia è destinata a cambiare

Mentre in passato, anche i social network hanno cercato di mettere un freno alla diffusione di teorie complottiste sull’origine artificiale del coronavirus, ora Facebook mette a referto un passaggio che potrebbe essere destinato a stravolgere buona parte della narrazione, anche quella ufficiale, sullo sviluppo primario della pandemia nel mondo. Stiamo parlando, per intenderci, di Facebook e coronavirus in laboratorio: consultato da diverse testate internazionali, tra cui The Hill e Politico, il social network ha dichiarato che rimuoverà dall’elenco degli argomenti che costituiscono ragione di ban dal feed dei post la voce relativa all’origine di laboratorio del coronavirus.



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Facebook e coronavirus in laboratorio, la decisione del social

«Alla luce delle indagini in corso sull’origine di COVID-19 – ha comunicato un portavoce del social network – e dopo aver consultato esperti di salute pubblica, non rimuoveremo più dalle nostre app l’affermazione secondo cui COVID-19 è prodotto dall’uomo. Stiamo continuando a lavorare con esperti di salute per stare al passo con la natura in evoluzione della pandemia e aggiornare regolarmente le nostre politiche man mano che emergono nuovi fatti e tendenze».



Ma per quale motivo Facebook ha deciso di imprimere questa svolta alla sua politica di informazione sul coronavirus che è stata fortemente condizionata da audizioni presso istituzioni pubbliche (si pensi, ad esempio, ai tanti incontri al congresso americano, con i democratici che hanno fatto pressioni affinché tutti gli OTT applicassero un controllo stringente alla disinformazione sul virus)? Sicuramente, hanno avuto effetti le indagini del Wall Street Journal che hanno documentato una presunta infezione da coronavirus di scienziati cinesi del Wuhan Institute of Virology già negli ultimi mesi del 2019 (in realtà, sappiamo soltanto del loro ricovero con sintomi che sarebbero compatibili con quelli del virus). Ma hanno avuto un ruolo decisivo anche le richieste, da parte di più istituzioni (compresa l’amministrazione americana), di un maggiore approfondimento sulle indagini condotte in Cina a proposito dell’origine del coronavirus, non essendo stato ritenuto sufficiente il report dell’Oms, probabilmente viziato da un condizionamento ambientale.

Il fatto che Facebook abbia dato il via alla pubblicazione di post sull’origine in laboratorio del coronavirus – attenzione – non significa affatto che questa opinione sia vera o verosimile. Ma sicuramente offrirà il campo a gruppi o a personaggi che, in questo periodo, erano stati inseriti in una sorta di black list.



Foto IPP/Capital Pictures – Washington