Intanto vanno avanti a rilento le trattative tra Governo e ArcelorMittal. Le richieste portate dal tavolo da Lucia Morselli, nuovo presidente del Cda e Ad di ArcelorMittal Italia, prevedono di ridurre ridurre gli attuali 10.789 dipendenti effettuando 4.700 tagli, di cui 2.900 da eseguire immediatamente. Il piano prevederebbe ulteriori 2.891 esuberi dal 2020 e altri 1.800 nei tre anni successivi. Infine, Morselli nelle sue slide ha spiegato anche il progetto di spegnere l’Afo2 nei prossimi anni sostituendolo con un forno elettrico ad arco che, oltre ad assorbire la manodopera, dovrebbe far salire la produzione dai 4,5 milioni di tonnellate a 6 milioni a partire già dal 2021.
La controproposta del Governo
Arriva quindi la controproposta illustrata dalla delegazione guidata da Francesco Caio per illustrare il piano industriale del governo per Ilva: una decina di pagine che sono abbastanza distanti da quanto ipotizzato da Morselli, che si è presa del tempo per decidere. In sintesi la controproposta prevede un aumento della produzione a 8 milioni di tonnellate entro il 2023, di cui 5,4 prodotti attraverso gli altoforni 4 e 5 a cui si aggiungerebbero due forni elettrici. Per ovviare alla necessaria costruzione dell’impianto per produrre il preridotto che serve a caricare i forni elettrici, il Direct reduced Iron, sono necessari investimenti: lo Stato da parte sua metterebbe 700 milioni, finalizzati proprio all’impianto per il preridotto, lasciando ad Arcelor Mittal l’onere dei 2 miliardi di investimenti necessari per attuare il piano proposto dal Governo. Il piano illustrato da Caio prevede inoltre un allargamento della cassa integrazione di cui oggi beneficiano solo 1300 lavoratori, con un passaggio dell’ammortizzare da ordinario a straordinario.