Una operazione che può essere inserita nel manuale della comunicazione di massa. Quello che sta cercando di fare Elon Musk con le etichette di Twitter, infatti, pone dubbi e mette davanti all’opinione pubblica un principio che viene sempre dato per scontato, ma che poi – alla fine – solleva sempre lo stesso interrogativo: un giornale, una televisione, una emittente radiofonica che ottiene delle sovvenzioni pubbliche può essere etichettata come “media affiliato allo Stato”? E – soprattutto – qual è la quota minima di finanziamento pubblico che si deve ottenere per essere definito in questo modo? Ok, sappiamo che la Rai o la BBC vengono supportate – in modi diversi – dai contribuenti. Ma cosa succede, invece, per quei gruppi editoriali privati che, magari, partecipando a gare o bandi riescono a ottenere dei fondi messi a disposizione dalle istituzioni? Anche quelli possono essere considerati “media affiliati allo Stato”?
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Perché abbiamo definito la questione da manuale della comunicazione? Perché una delle battaglie che portano avanti costantemente i dipendenti delle emittenti pubbliche è quella dell’affermazione della propria indipendenza. Essere definiti, dunque, “media affiliato allo Stato” ricorda da molto vicino un provvedimento – che aveva preso sempre Twitter nell’era pre-Musk e altri social media – relativo alla definizione dei media o delle istituzioni smaccatamente parziali. Come – ad esempio – i media di stato russi, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. E non è un caso che proprio la BBC abbia alzato la voce contro Elon Musk, ribadendo la propria indipendenza dallo Stato.
Ovviamente, questo tipo di etichette è stato esteso anche alla Rai (anche se con alcune differenze, come vedremo). Probabilmente, l’esempio italiano rende meglio l’idea rispetto all’iter che è stato seguito dal board del social network di proprietà di Musk: la Rai, effettivamente, è sempre stata terra di conquista per la politica e il fenomeno della “lottizzazione” delle cariche – comprese quelle all’interno delle redazioni giornalistiche – si svolge alla luce del sole, con dichiarazioni congiunte di tutti i partiti dell’arco costituzionale che si reputano più o meno vicini alle varie figure che ricoprono ruoli di vertice all’interno delle testate del servizio pubblico o dei programmi di approfondimento.
We need to add more granularity to editorial influence, as it varies greatly. I don’t actually think the BBC is as biased as some other government-funded media, but it is silly of the BBC to claim zero influence.
Minor government influence in their case would be accurate.
— Elon Musk (@elonmusk) April 10, 2023
Ecco perché l’espressione “media affiliato” forse è estremamente forte, ma non si discosta poi così tanto dalla realtà. Sul lessico, però, Musk ha dimostrato di voler cercare una mediazione: «Dobbiamo aggiungere più granularità all’influenza editoriale, poiché varia notevolmente – ha detto in un tweet il proprietario del social media -. In realtà non penso che la BBC sia di parte come altri media finanziati dal governo, ma è sciocco da parte della BBC affermare di non subire alcuna influenza». Insomma, è possibile che non venga utilizzata l’espressione “media affiliato”, ma non per questo Musk rinuncerà all’abbinamento tra servizio di informazione pubblica e legame stretto con lo Stato. Varrà tuttavia la pena estendere questa misura, a questo punto, anche a quelle altre testate che – pur appartenenti a gruppi editoriali privati – ricevono in varia forma finanziamenti pubblici (che sia per merito o che sia per diritto). O tutti, insomma, o nulla.