Il video tutto sbagliato dell’esame in DAD, della studentessa e della mamma

Non abbiamo trovato una sola cosa regolare in tutta questa vicenda

25/02/2021 di Gianmichele Laino

Non c’è nulla, in questa vicenda, che si possa salvare. E non stiamo parlando del comportamento dei protagonisti (dal momento che non è compito nostro entrare nel merito della vicenda), quanto delle modalità con cui il video di un esame in Dad all’università Vanvitelli, presso il dipartimento di Medicina Sperimentale, è stato diffuso sui social network prima e su alcune testate nazionali poi. In tanti lo hanno visto (su Facebook, ad esempio, ma anche su un canale Telegram da 40mila iscritti), in tanti lo hanno condiviso, in tanti lo hanno commentato: il tutto senza alcuna apparente delicatezza nei confronti dei protagonisti della vicenda.

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Esame in Dad: è scontro tra il professore, la studentessa e la madre

Giornalettismo può descrivere quanto accaduto nel video: una studentessa si confonde e dà una risposta sbagliata alla domanda del docente. Quest’ultimo si infuria e inizia a utilizzare un linguaggio sin troppo colorito per rimproverarla. La studentessa è in lacrime e, a quel punto, nella telecamera che sta trasmettendo l’esame, fa capolino la madre della stessa studentessa, intervenuta per “difenderla” dalle parole del docente. Nasce, quindi, un confronto acceso anche tra il genitore e il professore. Il video dura circa 3 minuti ed è stato condiviso su tutti i canali social – ma anche da alcune testate – senza alcuna forma di censura: i volti sono perfettamente riconoscibili, ci sono addirittura le iniziali delle persone coinvolte e, con una rapida ricerca, si potrebbe addirittura risalire alla loro identità.

Il problema che si pone, oltre a una evidente violazione della privacy, è anche di natura etica: il video presente in rete rappresenterà per forza di cose una eredità pesantissima per la studentessa, soprattutto per quanto riguarda la sua carriera professionale. Non si tratta di una registrazione diffusa da una delle due parti coinvolte nel battibecco: evidentemente qualcun altro – che stava assistendo per diversi motivi all’esame in DAD – ha deciso di riprendere le immagini e di iniziare a condividerle, dando il via a una catena di trasmissione – al solito – devastante.

La condivisione impropria

Senza entrare nel merito dello svolgimento dell’esame, delle parole utilizzate dal docente dell’intervento a sproposito della madre della ragazza, possiamo sicuramente riconoscere come la rete abbia dato, ancora una volta, prova di irresponsabilità: per qualche like in più, si è deciso di mettere alla gogna una studentessa, la propria famiglia e persino il docente che ha calcato troppo la mano nel corso della sessione d’esame.

Occorre, infine, valutare il ruolo della DAD negli esami universitari. Sebbene le sessioni d’esame siano da sempre pubbliche, il fatto di essere condotte online – attraverso piattaforme che ne agevolano in maniera esponenziale la registrazione e, di conseguenza, la condivisione – espone le stesse sessioni a utilizzi impropri. È un problema che va affrontato, con gli enti accademici che dovrebbero predisporre dei regolamenti appositi e con le piattaforme utilizzate che dovrebbero insistere molto di più sulla privacy e sulla tutela di docenti e studenti che le utilizzano. In questo modo, la DAD, da metodo indispensabile per garantire livelli minimi di istruzione in tempi di distanziamento sociale, si può trasformare soltanto in arma a doppio taglio per rovinare carriere e per minare tenute psicologiche già molto fragili nel corso di questa pandemia.

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