Se c’è un’Italia che tira un sospiro di sollievo per i dati giornalieri sul coronavirus il 20 maggio, c’è il resto del mondo che continua ad affrontare in maniera preoccupante la sua battaglia contro il virus. L’epidemia nel mondo non accenna a fermarsi, anzi sembra essere ancora in fase espansiva. E se in Italia, il 20 maggio, si sono registrati 665 contagi (con la media di un tampone su 100 positivo, la più bassa dall’inizio della pandemia), nel mondo nelle ultime 24 ore i contagi sono stati 106mila.
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Si tratta del record dall’inizio dell’emergenza. Questo dato allarmante è stato comunicato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e prende in considerazione diversi fattori. Innanzitutto, la diffusione dell’epidemia negli Stati Uniti che continua a creare problemi, con il numero altissimo di contagi a fronte dei 14 milioni di tamponi effettuati, ma poi anche i decessi in Brasile, altro stato fortemente colpito da aprile in poi. Non bisogna dimenticare la Russia e quei paesi europei, come la Svezia, che hanno scelto di affrontare il coronavirus senza le regole stringenti del lockdown.
«Nelle ultime 24 ore – dichiara Tedros Adhanom Ghebreyesus, a capo dell’Organizzazione mondiale della Sanità – sono stati riportati all’Oms 106.000 nuovi casi di coronavirus, il numero più alto in un giorno da quando è iniziata la pandemia. Quasi due terzi di questi sono stati registrati in solo quattro Paesi».
Non soltanto, però, Stati Uniti, Russia e Brasile: l’Organizzazione mondiale della Sanità ha espresso enormi preoccupazioni per il dilagare della pandemia anche nei Paesi in via di sviluppo. Gli scienziati e gli analisti dello sviluppo della pandemia nel mondo sono concordi nell’affermare che, se i livelli dell’epidemia da coronavirus si dovessero ripetere anche nel continente Africano e in altri Paesi dell’America Latina, gli effetti del contagio potrebbero essere ancor più devastanti di quello che abbiamo visto da gennaio a maggio.