Aveva fatto di Facebook – e dei social, più in generale – il canale principale per diffondere i suoi messaggi. Un tempo erano limitati all’auto-promozione teatrale poi, con l’avvento della pandemia, quella pagina Facebook si è trasformata in un fortino per la disinformazione negazionista attorno al Covid in tutte le sue sfaccettature: dalla malattia, alle mascherine, fino ad arrivare alle restrizioni e ai vaccini. Ora, però, la pagina di Enrico Montesano non è più raggiungibile. «Colpa della censura», dicono i suoi sostenitori, ma la storia sembra essere molto differente.
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Appoggiandosi al lavoro egregio fatto da Butac, abbiamo provato a seguire il loro stesso percorso. Prima abbiamo cercato “Enrico Montesano” su Facebook nella sezione “pagine”: nulla. Poi abbiamo provato a recuperare il permalink di quella pagina: nulla. Insomma, sembra proprio che sia sparito completamente dal social di Menlo Park e con lui anche tutti quei contenuti figli – spesso – delle analisi dei debunker che nel corso degli ultimi due anni hanno evidenziato come l’attore capitolino sia stato uno dei capisaldi della disinformazione sulla pandemia.
Sarà cambiato il nome della pagina o il permalink? Un’ipotesi che poteva non essere peregrina. Ma non è andata così. Quindi è stata una censura da parte di Facebook per via della condivisione perpetua di bufale sulla pandemia? Per rispondere a questa domanda, ultimo tentativo per fare chiarezza su questa vicenda, abbiamo utilizzato anche noi un VPN che permette di localizzare la propria “connessione” fuori dall’Italia. E lì la sorpresa: la pagina Facebook di Enrico Montesano esiste. È viva e vegeta, come spiegato da Butac.
Quindi, gli utenti che non si collegano dall’Italia possono continuare a leggere e vedere le pubblicazioni dell’attore romano che non è sparito da Facebook. Non sappiamo se Menlo Park abbia deciso di sua spontanea volontà di oscurare i suoi contenuti (e la sua pagina) solamente nel nostro Paese, oppure se si sia trattato di una scelta fatta dallo staff di Enrico Montesano per provare a spostare le luci dei riflettori dopo le polemiche per quella continua propaganda fatta a suon di bufale.
(Foto IPP/Paolo Gargini)