“I nemici del popolo”. Così il presidente Donald Trump ha più volte definito i giornalisti e i media, a suo parere tutti assimilabili a generatori di fake news. Oggi, oltre 350 testate giornalistiche americane hanno deciso di raccogliere l’appello lanciato dal Boston Globe, e aderire alla campagna #EnemyOfNon in difesa della libertà di stampa.
Con un lungo editoriale sul proprio sito, il Boston Globe ha deciso di lanciare la campagna a favore della libertà di stampa. «Un pilastro centrale della politica del presidente Trump è un assalto duraturo alla stampa libera – si legge nell’editoriale – I giornalisti non sono classificati come n0rmali americani, ma piuttosto come “il nemico del popolo”. Questo implacabile assalto alla stampa libera ha conseguenze pericolose».
Il giornale ha quindi invitato i «comitati editoriali di tutto il paese – liberali e conservatori, grandi e piccoli – ad unirsi a noi oggi per affrontare questa minaccia fondamentale con le loro stesse parole». Ad aderire sono state più di 350 testate, che oggi sono uscite nelle edicole con lunghi editoriali a difesa della libertà di stampa.
Continuando a screditare la stampa libera, Donald Trump è riuscito a far scendere la credibilità dei giornalisti presso i lettori americani. Secondo uno studio di Ipsos pubblicato proprio nell’editoriale del Boston Globe, il 48% dei repubblicani è d’accordo con la frase “i media di informazione sono i nemici del popolo americano“, e il 43% ritiene che “il presidente dovrebbe avere l’autorità per chiudere le agenzie di stampa che perpetuano cattivi comportamenti“. Sono dati allarmanti che, secondo il Boston Globe, mette a serio repentaglio uno dei diritti fondamentali del popolo americano, sancito nel primo emendamento della costituzione.
«La stampa è necessaria per l’esistenza di una società libera, perché non si fida ciecamente dei leader, dal comitato locale fino alla Casa Bianca – continua l’editoriale – E non è una coincidenza che questo presidente – i cui affari finanziari sono oscuri e il cui sospetto comportamento ha attivato il suo stesso Dipartimento di giustizia a nominare un consulente indipendente per indagare su di lui – ha cercato così duramente di intimidire i giornalisti che forniscono un controllo indipendente». Certo, Donald Trump non ha mai apertamente messo in discussione il concetto di libertà di stampa ma «il modello con cui incita i suoi sostenitori su questo tema è molto simile a come operano presidenti autoritari del XXI secolo, come Vladimir Putin e Recep Tayyip Erdogan ; non c’è bisogno di una censura formale per strangolare le fonti di informazione».
“The Donald” ha infatti più volte attaccato apertamente i giornalisti durante i suoi discorsi, accusandoli di produrre Fake News per screditare la sua politica. Solo il mese scorso, durante un comizio in Kansas, il presidente ha invitato il suo pubblico a «rimanere fedele, non credere alle schifezze che vedete da queste persone, che generano solo false notizie», ma è solo il più recente di una lunga lista di attacchi – per farsi un’idea basta scrollare la sua pagina Twitter. Senza dimenticare che, per la prima volta, ai reporter di Cnn e New York Times era stato vietato l’accesso, senza alcun motivo ufficiale, al briefing ristretto convocato da Sean Spicer nel Febbraio 2017.
Leggendo l’editoriale del Boston Globe, si comprende come la categoria dei giornalisti americani sia eticamente e moralmente chiamata a difendere la libertà di informazione e la democrazia, promuovendo, anche se sotto attacco, un dibattito costruttivo e sopratutto informato tra i cittadini statunitensi. «Nei primi 558 giorni della sua presidenza – conclude l’editoriale – Trump ha fatto 4.229 affermazioni false o fuorvianti, secondo una lista stilata dal Washington Post. Eppure tra i sostenitori di Trump, solo il 17% pensa che l’amministrazione faccia regolarmente false affermazioni. I “fatti alternativi” sono diventati fatti veri e propri».
«Le menzogne sono antitetiche a una cittadinanza informata, responsabile dell’autogoverno. La grandezza dell’America dipende dal ruolo di una stampa libera di dire la verità ai potenti. Etichettare la stampa come “il nemico del popolo” è tanto poco americano quanto pericoloso per il patto civile che abbiamo condiviso per più di due secoli».
(Credit Image: © Sadak Souici/Le Pictorium Agency via ZUMA Press)