Spagna, Mariano Rajoy verso il fallimento

29/12/2015 di Andrea Mollica

Elezioni Spagna

il tentativo di Mariano Rajoy di formare un nuovo esecutivo appare molto complicato. Dopo la pausa natalizia il presidente del governo ha incontrato i leader di Podemos e Ciudadanos, Pablo Iglesias e Albert Rivera, ricevendo da entrambi un rifiuto. Un’eventuale coalizione di sinistra basata su PSOE e Podemos appare però improbabile viste le posizioni contrapposte sull’indipendenza della Catalogna.

ELEZIONI SPAGNA 2015

Le elezioni spagnole di domenica 20 dicembre 2015 sono state le più incerte nella storia del Paese, e la previsione della vigilia su un inizio 2016 senza il nuovo presidente del governo è stata confermata dai primi dialoghi tra Mariano Rajoy e i leader dei principali partiti rappresentati alle Cortes Generales. Il PP è il primo gruppo parlamentare del Congresso dei Deputati, l’unica camera che concede la fiducia al governo, ma i suoi 123 seggi sono molto lontani dalla maggioranza assoluta. Dopo il no socialista a un nuovo governo Rajoy affermato dal segretario generale del PSOE Pedro Sanchez prima di Natale, il ritorno dei politici all’attività dopo la pausa festiva ha regalato brutte sensazioni per il leader del PP. Dopo un incontro durato ben 90 minuti Pablo Iglesias ha confermato come Podemos non sosterrà un nuovo esecutivo guidato da Mariano Rajoy, invitando il presidente del governo ad abbandonare il suo tentativo visto che la scorsa legislatura dominata dal Partido Popular è stata dominata dall’ineguaglianza sociale e dalla corruzione. Albert Rivera di Ciudadanos ha confermato la sua opposizione a un nuovo governo Rajoy, anche se non ha escluso la possibilità di astenersi in caso di accordo tripartitico con PP e sopratutto PSOE.

PROSSIME ELEZIONI SPAGNOLE

Per eleggere un presidente del governo la Costituzione spagnola prevede due votazioni, la prima a maggioranza assoluta, la seconda a maggioranza relativa. Albert Rivera sarebbe favorevole ad astenersi per permettere a Mariano Rajoy di entrare in carica come presidente del governo, ma solo se anche il PSOE fosse orientato a fare questa scelta. Pedro Sanchez ha però escluso questa possibilità, ribadendo come gli spagnoli abbiano votato per il cambiamento che il nuovo governo dovrà interpretare. Il leader socialista ha aperto a una collaborazione con Podemos, ma solo se la formazione di Pablo Iglesias rinuncerà al referendum per l’indipendenza della Catalogna, uno dei motivi per cui ha trionfato nella più ricca Comunità autonoma spagnola. L’integrità territoriale della Spagna non può essere messa in discussione per il PSOE, partito che ha una visione federalista ma comunque unitaria. La direzione nazionale socialista ha inoltre palesato come la leadership di Pedro Sanchez, che ha portato il PSOE al peggior risultato della sua storia, sia criticata da diversi dirigenti del partito. Appare difficile che i socialisti possano accordarsi con Podemos, visto che i seggi insufficienti costringerebbero alla collaborazione con Ciudadanos o formazioni secessioniste. La Costituzione spagnola prevede che se entro due mesi dalla prima votazione sul presidente del governo nominato dal re nuove elezioni anticipate siano convocate automaticamente se nessun candidato ottenga la maggioranza, anche relativa, al Congresso dei deputati.

Photo credit: PIERRE-PHILIPPE MARCOU/AFP/Getty Images

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