È morta Agnes Varda: addio alla maestra del documentario e della Nouvelle Vague

Se ne è spenta all’età di 90 anni, e fine alla fine non ha mai perso il gusto del cinema e della sperimentazione. Basta del resto vedere la sua ultima fatica per rendersene conto: appena 3 anni fa, Agnes Varda, regista belga e monumento della Nouvelle Vague francese si è imbarcata con lo street artist e fotografo francese J.R, su un furgone per la realizzazione del documentario Visages Villages. Direzione? La provincia francese, alla ricerca di storie da raccontare. Quella Francia immensa che si estende ben oltre le banlieues parigine, quella Francia invisibile che ora trova eco nelle manifestazioni dei cosidetti “Gilet Gialli”. Quella che viene restituita sono storie di un’umanità variegata minuta e poetica, un punto di vista originale in un panorama dominato da omologazione e riproducibilità. Un marchio stilistico che contraddistingue tutta la carriera della regista.

Dagli esordi all’amore per il documentario

Un esordio, quella della regista, che si perde nel lontano anno ’54,  nella Francia del secondo dopoguerra. Qui gira il suo primo cortometraggio “La pointe courte” con Philippe Noiret come interprete e con il montaggio di un signore chiamato Alain Resnais, che diventerà un vero e proprio maestro del cinema francese. La notorietà arriverà qualche anno dopo con “Cleo dalle 5 alle 7” (1962) un film basato unicamente su due ore della vita di una cantante dal passato sregolato e sulla febbrile attesa di analisi decisive per capire se è affetta o meno dal cancro. E’ la Francia degli anni ’60, quella del cinema raffinato e indimenticabile di autori come Godard e Truffaut, e la Varda viene considerata “la regista della Nouvelle Vague”. La nuova avanguardia sta conquistando cinefili e spettatori, ma lei non amerà mai questa definizione.

Nel 1965 gira “Il verde prato dell’amore” con il quale ottiene l’Orso d’Argento al Festival del Cinema di Berlino un premio che le dona notorietà e le permette di sbarcare negli Stati Uniti e dedicarsi a uno dei suoi grandi amori: il documentario. E ne realizzerà alcuni davvero indimenticabili come Lontano dal Vietnam nel 1967 con Chris Marker, o Black Panthers realizzato con Godard, Leoluch e Joris Ivens nel 1968. Una vita piena e avventurosa quella della Varda che diventerà alla fine degli anni ’60 addirittura amica di Jim Morrison, e sarà tra le poche partecipanti al funerale segreto dell’amico, scomparso prematuramente nel 1971. 

Alla sua ricerca cinematografica non mancherà mai il coraggio, come nell’87 con “Kung Fu Master” in cui racconterà la storia d’amore di un ragazzo di 14 anni e una donna di 40 anni (una stupenda Jane Birkin) o come nel 1995, quando la regista celebra la “Settima arte”a cento anni dalla sua nascita con le “Cento e una notte” un tributo al cinema estremamente personale.

Agnes Varda è stata l’unica donna a ricevere nello stesso anno, il 2018, l’oscar alla carriera e una nomination per il suo lavoro. Un tributo a una vita consacrata al cinema come finestra di conoscenza e sogno.

 

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