Donald Trump ha reso noti dettagli segreti sui Navy Seals con un video su Twitter

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Ancora una volta il Tycoon ha dimostrato di non saper utilizzare il social nella maniera che più si addice ad un Presidente

Per l’anno nuovo bisognerebbe regalare a Donald Trump un manuale sull’uso “presidenziale” dei social network. L’ultima gaffe del presidente è successa al termine della visita del 26 dicembre alle truppe stanziate nella base militare di Asad, in Iraq. Era la prima volta che il presidente in carica si recava a far visita a soldati impegnati in zone di guerra, e forse preso dall’entusiasmo ha postato un video di troppo, scatenando polemiche non indifferenti in termini di sicurezza.



Donald Trump pubblica il video con i Navy Seals, svelandone l’identità

Nel video postato sul suo profilo Twitter, con tanto di musica patriottica commovente, Donald Trump mostra un dietro le quinte della foto di gruppo che lui e la first lady hanno scattato insieme ai soldati dei Navy Seals, ovvero le le forze speciali della United States Navy che vengono impiegati  in conflitti e guerre, nella  difesa interna, nelle azioni anti-terrorismo e soprattutto in missioni speciali di ricognizione. Per fare un esempio, fu una delle squadre dei Navy Seals a scovare il rifugio di Osama Bin Laden. La loro identità è quindi mantenuta segreta, così come la loro posizione, in modo da proteggere la loro sicurezza e garantire la segretezza delle operazioni. Eppure, nel video postato da Trump dove si riconoscono soldati del Team Five, i volti non sono stati sfocati. Non solo: la captino del video recita «Melania ed io siamo stati onorati di visitare le nostre incredibili truppe presso la base aerea di Al Asad in Iraq. Dio benedica gli Usa!», rivelando anche la posizione precisa delle truppe. Una leggerezza che potrebbe costare molto caro.



La leggerezza di Donald Trump che involontariamente ha declassato informazioni segrete

L’unica persona autorizzata a sciogliere la segretezza delle informazioni riservate è il Presidente degli Stati Uniti, e Donald Trump, involontariamente, lo ha fatto attraverso il suo profilo Twitter. «La sicurezza è l’aspetto più importante di queste operazioni» ha commentato a Newsweek Malcom Nance, ex ufficiale dell’intelligence della Navy, «i veri nomi, i volti e le identità dei militari impegnati in operazioni speciali sono solitamente tenuti gelosamente segreti nelle zone di combattimento». Questo perché l’esposizione mediatica e il riconoscimento dei soldati potrebbe pesare in caso di rapimento. Nance ha continuato spiegando che «rivelarli casualmente, attraverso un’insolita esposizione mediatica, anche se è il comandante in capo, causerebbe un boom di propaganda se qualcuno di questi membri fosse detenuto da un governo ostile o catturato da un gruppo terroristico» poiché, essendo la loro identità pubblica, non saprebbe possibile «negare chi sei e cosa fai». «La maggior parte dei nostri nemici, incluse le forze siriane sostenute dalla Russia, hanno organizzazioni di social media molto sofisticate che seguono da vicino le attività di queste squadre» ha detto Nance, aggiungendo che «se i protocolli fossero stati seguiti, digitalizzando i volti degli individui, come ogni altro presidente ha fatto, questo non sarebbe un problema». Il risultato è che «ora quei marinai sono un rischio molto più alto mentre si trovano in Iraq solo perché hanno posato con Trump». 

La vera domanda è perché nessuno l’abbia spiegato al presidente, che evidentemente ne era all’oscuro. Pare infatti che già durante la visita avesse commesso una gaffe simile: quando Kyu Lee si è presentato a Trump come il il cappellano del Seal Team Five, Trump avrebbe risposto dicendo «Ehi, in quel caso, facciamo una foto», come riportato dal rapporto scritto dal giornalista del Time’s Brian Bennett.

 

Secondo l’ufficio della Difesa, non è successo nulla di grave

Molti esperti, analisti ed ex militari hanno commentato il post incriminato con i media americani, sollevando non poche perplessità, ma dall’ufficio della Difesa americana è arrivata una risposta conciliante: tecnicamente, Donald Trump non ha violato alcuna regola. In effetti, essendo lui il capo delle forze armate, ha piena libertà di rivelare informazioni segrete. «I membri delle forze speciali hanno partecipato volontariamente a questo evento aperto alla stampa. Non c’è stata alcuna violazione della sicurezza», hanno fatto sapere dal Pentagono. Insomma, tanto rumore per nulla. O almeno così sostiene anche un ex funzionario dei Navy Seals, che ha rilasciato una dichiarazione in forma anonima perché tuttora continua a offrire servizi di consulenza al dipartimento della Difesa da San Diego, dove ha base il Tema Five. ««Non è un segreto che il Team Five dei Navy SEALs sia in Iraq» ha detto, sottolineando che «ci sono molte cose per cui essere arrabbiati con Trump, ma questa non è una di quelle».

(Credits immagine: dal video postato su Twitter da @realDonaldTrump