L’importanza della divulgazione medico-sanitaria specializzata sui social network

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Da Facebook a Instagram, non dimenticando TikTok: sempre più professionisti dell'ambito sanitario hanno dato vita a progetti di successo. Dei veri e propri punti di riferimento per gli utenti. Credibilità e specializzazione sono i due mantra alla base di tutto

I tempi del “chiedo a Google” si stanno lentamente esaurendo. Fino a pochi anni fa (anche se il fenomeno, seppur in modo differente, è ancora pregnante all’interno del tessuto socio-digitale), moltissime persone utilizzavano i motori di ricerca per ricevere risposte su possibili sintomi e conseguenti diagnosi basate su parametri inevitabilmente inesatti. Perché un algoritmo non è in grado di dare risposte personalizzate. Con il passare del tempo, quella dinamica si è allentata: colpa delle fake news, della disinformazione e di tutto quel corollario che ha richiesto un’intervento degli esperti del settore affinché la divulgazione medico-sanitaria diventasse una stella polare da seguire per spegnere racconti fantasiosi in un ambito in cui è necessaria serietà e concretezza. E così, anche grazie al pullulare delle piattaforme social, è diventato sempre più pressante la presenza di moltissimi professionisti specializzati che utilizzano le loro pagine (spesso legate a blog o siti) per rispondere alle domande dei “pazienti 2.0” o raccontare il punto di vista scientifico su un determinato argomento.



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Non parliamo del progetto di implementazione della Telemedicina, che riguarda un altro tipo di settore molto più diretto nel rapporto tra pazienti e medici. Parliamo propriamente di quei progetti di divulgazione medico-sanitaria offerti al pubblico che navigando sulle varie piattaforme social possono trovare risposte alle loro domande, curiosità o indicazioni su una determinata notizia. E la pandemia COVID-19 non ha fatto altro che rendere ancora più necessaria quella che a tutti gli effetti è una necessità. Il lavoro dei divulgatori specializzati, infatti, ha aiutato molte persone a non cadere nelle trappole dei cosiddetti “ciarlatani” del web, ovvero coloro i quali diffondevano (e lo fanno tuttora) fake news sul virus, sulle dinamiche della sua diffusione, sui rimedi e sui vaccini.



Divulgazione medico-sanitaria, i progetti migliori social

La parola-chiave è “specializzazione”. Gli esperti, infatti, utilizzano i propri canali social (da Facebook a Instagram, passando per TikTok) per aiutare gli utenti a dirimere molte matasse sui temi legati al proprio ambito di riferimento. Un tempo c’erano solamente i siti web: quei blog suddivisi per argomento e che spesso venivano utilizzati dai quotidiani generalisti per trovare informazioni, conferme o smentite su un determinato tema. Poi è arrivato il tempo dei quotidiano che hanno dato ampio spazio ai pareri (con pagine dedicate, online e offline) alla divulgazione scientifica in ambito medico. Alla fine, ecco i social.

Ci sono progetti come quello portato avanti da Gloria Scarpa (Ostetrica in Rosa su Instagram e con un blog di successo in cui organizza anche webinar), o come quello della dottoressa logopedista Deborah Auteri che oltre a dare risposte attraverso approfondimenti su Instagram ha anche un sito in cui organizza corsi. Specializzazione, dunque. Come quella fulcro del progetto condotto dal biologo nutrizionista Lorenzo Caressa che tra Instagram e TikTok dispensa consigli e suggerimenti agli utenti. E c’è spazio anche per la Psicologia in tutte le sue sfaccettature, come i podcast social di successo del Professor Antonino Tamburello, psichiatra e psicoterapeuta non ché fondatore e Direttore Istituto Skinner e della Facoltà di Psicologia dell’Università Europea di Roma.



E tra i tanti attori protagonisti del mondo della divulgazione medico-sanitaria (online e offline) c’è sicuramente Salvo Di Grazia, il medico chirurgo (specializzato in ginecologia) che sui social network porta avanti da anni un progetto di successo iniziato da un blog che – di fatto – rappresenta il suo nome sulle varie piattaforme (Twitter, Instagram e Facebook): MedBunker. Una vera e propria attività parallela a quella di medico del SSN, un progetto per smentire le fake news e le false narrazioni (soprattutto sulla cosiddetta “medicina alternativa”, ovvero quella che non si pone le sue basi sui princìpi scientifici) che circolano in rete.

La specializzazione

A ognuno il suo: chi è psicologo parla di psicologia, chi è nutrizionista parla di nutrizione, chi è logopedista parla di logopedia, chi si è specializzato (con un’esperienza ultra-decennale) in debunking in ambito sanitario accompagna la sua attività di medico a quella di divulgatore medico-sanitario. Dunque, come accade per altri settori e dinamiche social, sulle varie piattaforme si sono moltiplicati i progetti che si basano su filoni ben specifici. Avviene lo stesso per il food, il travel, il beauty. Perché il pubblico social richiede questo principio di specializzazione, al fine di non ritrovarsi più a pendere dalle dinamiche SEO che regolamentano il mondo dei motori di ricerca che – inevitabilmente – hanno un algoritmo poco preparato al riconoscimento di un’informazione falsa, sbagliata o parziale. Perché la medicina è un argomento serio e va trattato con i guanti.