Il podcaster che diffonde disinformazione sul Covid e la mancata reazione di Spotify

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Quasi trecento professionisti si sono mobilitati contro la disinformazione su Spotify veicolata dal celebre podcaster Joe Rogan

Si chiama “The Joe Rogan Experience” ed è un podcast condotto dall’omonimo comico americano. Il programma – che vede una stima di ascoltatori pari a 11 milioni per ogni singolo episodio – è finito al centro di un’enorme polemica per la disinformazione che veicola e per la non-azione di Spotify nel contrasto alla cattiva informazione. Andiamo con ordine: da dove parte il polverone? Da una lettera aperta che 270 tra medici, scienziati e professori hanno pubblicato – indirizzandola alla piattaforma di streaming – facendo appello affinché Spotify crei una precisa politica contro la disinformazione. Nel testo vengono citati una serie di esempi e di puntate per dimostrare l’azione di disinformazione su Spotify da parte del podcaster.



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La disinformazione su Spotify ad opera di Joe Rogan

Secondo gli esperti che hanno firmato la lettera il podcaster ha fatto e sta continuando a fare disinformazione nel corso di tutta la pandemia. A riportare per primi la lettera sono stati quelli di Rolling Stone: «Siamo una coalizione di scienziati, professionisti medici, professori e comunicatori scientifici che abbracciano una vasta gamma di campi come la microbiologia, l’immunologia, l’epidemiologia e le neuroscienze – si sono qualificati nel testo – e chiediamo a Spotify di agire contro gli eventi di disinformazione di massa che continuano a verificarsi sulla sua piattaforma».



Considerati i numeri del podcast in questione – e anche il fatto che, come riporta Mashable, Rogan viene pagato da Spotify 100 milioni di dollari – la piattaforma «ha la responsabilità di mitigare la diffusione della disinformazione sulla sua piattaforma». Non è certo la prima volta che Rogan crea problemi alla piattaforma, tanto che un’epidemiologa della University of Illinois Chicago School of Public Health, Katrine Wallace, è arrivata a definirlo «una minaccia alla salute pubblica».

Ospiti opinabili e già sospesi su altre piattaforme

Tra gli episodi citati nella lettera c’è quello in cui, lo scorso 31 dicembre, Rogan ha invitato il dottor Robert Malone che, nell’ordine: sostiene di aver inventato la tecnologia del vaccino mRNA, afferma che la società è vittima di psicosi da formazione di massa – questione sfatata dagli esperti – ed è stato «sospeso da Twitter per aver diffuso disinformazione sul COVID-19». Di fatti, durante l’episodio di “The Joe Rogan Experience” in cui era ospite, Malone non ha fatto altro che affermare nuovamente tutte quelle falsità sui vaccini che lo hanno portato alla sospensione su altre piattaforme. In particolare, la puntata è stata rimossa da Youtube.



Tra le altre falsità affermate lo scorso aprile c’è la questione della follia nel vaccinare i bambini e la mancanza di necessità della vaccinazione per i giovani. Sono molti i fan che si sono spesi per difendere Rogan, parlando del «coraggio di Spotify», alludendo al fatto che non impedisce a questo tipo di contenuti di diffondersi tramite la sua piattaforma. D’altro canto, non sono pochi i dipendenti della stessa Spotify che hanno sottolineato come i contenuti veicolati da Rogan fossero motivo di preoccupazione, chiedendo un maggior controllo editoriale da parte della piattaforma.

Cosa dice Spotify in merito? Lo scorso aprile aveva detto a The Verge che «Spotify vieta i contenuti sulla piattaforma che promuovono pericolosi contenuti falsi, ingannevoli o fuorvianti su COVID-19 che possono causare danni offline e/o rappresentare una minaccia diretta alla salute pubblica», sottolineando che tutto quello che risponde a questi criteri «viene rimosso dalla piattaforma». Ad oggi, contattato da Mashable, in merito alla puntata con il dottor Malone non ha dichiarato nulla per ora.