L’attivista indiana Disha Ravi arrestata per aver creato e condiviso un documento Google

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In India il governo Modi ha la facoltà di incarcerare qualcuno per la creazione e la diffusione di un documento a sostegno della legittima protesta dei contadini

Sono mesi che in India, decine di migliaia di agricoltori marciano per protestare contro le leggi sulla liberalizzazione del commercio agricolo. Il governo Modi alla fine dello scorso settembre ha fatto approvare tre leggi con lo scopo di liberalizzare la vendita di prodotti agricoli per il raggiungimento del mercato unico. Da novembre scorso sono iniziate le proteste degli agricoltori, sostenuti da uno sciopero con 250 milioni di adesioni, che hanno comportato da parte delle autorità un blocco di internet e dei social media per la repressione fino ad arrivare all’arresto di Disha Ravi, 22enne attivista ambientalista – conosciuta come la “Greta Thunberg indiana” – che è stata accusata e incarcerata per aver creato un un documento Google Doc che contiene le linee guida su come sostenere le proteste degli agricoltori indiana a distanza. La questione ha avuto eco nel mondo grazie non solo a Greta Thunberg – che ha condiviso il documento in questione tramite Twitter – ma anche ad altri personaggi come Rihanna.



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Disha Ravi arrestata per aver creato e condiviso un documento

In un paese che agisce reprimendo il proprio popolo che legittimamente protesta anche attraverso il blocco dei social e di internet non è così sorprendente, seppure per noi lo sia, essere incriminata per un documento su Google. L’attivista Disha Ravi, tra le fondatrici della campagna Fridays for Future indiana e in lotta costante contro il cambiamento climatico, è stata accusata di aver creato e condiviso tramite Google Doc un foglio nel quale indica come sostenere a distanza le proteste dei contadini indiani. Documento che, complice anche il fatto che Greta Thunberg lo abbia condiviso, le è valso l’arresto lo scorso 14 febbraio da parte dell’unità di criminalità informatica della polizia di Delhi, che l’ha prelevata nella sua casa a Bangalore. Tra le varie accuse – dall’incitamento all’odio contro il governo fino alla provocazione della sommossa – figura anche quella secondo cui quel documento diffuso nel mondo sia stato creato per denigrare l’India davanti alla comunità internazionale.



La versione dell’attivista indiana

L’attivista ha negato l’accusa di essere una pericolosa criminale e una cospiratrice: «Non ho costruito il toolkit. Volevamo sostenere gli agricoltori. Ho solamente modificato due righe il 3 febbraio», ha affermato, puntando il dito su altri due attivisti – Nikita Jacob e Shantanu Muluk – che sono attualmente sorvegliati dalla polizia ma non in stato di fermo poiché hanno pagato una cauzione prima dell’arresto. Il prossimo lunedì è stato organizzato un confronto tra la giovane donna e gli altri due per accertare le responsabilità di ognuno e gli avvocati di Ravi hanno affermato che questa potrebbe essere la sua ultima speranza per uscire di prigione e veder cadere l’accusa di sedizione. Un crimine che, per quanto assurdo possa sembrare, potrebbe condurre la 22enne al carcere a vita nella peggiore delle ipotesi previste dalla legge in India. Per la cattura della ragazza – avvenuta in un contesto e in un modo che sono tutto fuorché democratici – l’indignazione è esplosa tra i giovani del paese ma anche tra le molte attiviste donne che stanno seguendo la questione, prima tra tutte la Thunberg stessa. Chi sostiene il premer Modi ha “democraticamente” protestato contro le proteste dei contadini e di chi le sostiene scendendo in piazza e bruciando le immagini di Greta Thunberg, Meena Harris e Rihanna.