La proposta del diritto alla riparazione dei device senza dover pagare i produttori

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Il diritto alla riparazione dei propri device nel modo più veloce e economico deve essere garantito ai consumatori

Si chiama Fair Repair Act ed è arrivato al Congresso nella giornata di giovedì grazie a Joseph Morelle. La proposta prevede di approvare una legge che renderebbe più semplice per i consumatori riparare i device senza dover pagare, ancora una volta, i produttori. Attualmente in Usa ogni stato ha una propria legislazione in merito alla questione ma, se questa proposta passasse, si arriverebbe a stabilire uno standard nazionale. Il potere di riparazione, sostiene Morelle, va rimesso in mano ai consumatori: l’intento è rendere le riparazioni «più accessibili e convenienti per gli articoli, dai telefoni cellulari ai laptop alle attrezzature agricole, dando finalmente alle persone l’autonomia che meritano». Non solo device digitali, quindi, ma una legislazione ampia che comprenda il diritto alla riparazione di qualsiasi strumento.



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Il diritto alla riparazione nel modo più veloce e meno costoso possibile

Allo stato attuale delle cose, negli Stati Uniti le persone sono costrette a rivolgersi ai produttori originali dei dispositivi e a sborsare molti soldi attendendo anche tempi lunghi per le riparazioni. Secondo il disegno di legge proposto da Morelle, innanzitutto, si dovrebbero penalizzare le aziende che obbligano questo passaggio e lo rendono l’unica possibilità per riavere un dispositivo intatto. Il movimento per il diritto alla riparazione ha come obiettivo quello di semplificare la vita ai consumatori in tal senso e agire contro l’obsolescenza programmata – ovvero la strategia del mondo industriale che programma la durata dei beni di consumo, limitandola a un lasso di tempo prefissato -.



Apple e altre aziende si difendono parlando di proprietà intellettuale

Apple e altre grandi aziende che sono tra le più restrittive in quanto a politiche di riparazione – e che quindi maggiormente colpiscono i consumatori – si difendono parlando di una serie di restrizioni che sono necessarie per prevenire il furto di proprietà intellettuale. L’agenzia per la tutela dei consumatori in Usa ha però affermato che ci sono «poche prove» e che sarebbero tutte giustificazioni campate per aria.

Con la pandemia la necessità di utilizzare molto più i dispositivi mobili ha reso impossibile la vita a molti consumatori, che si sono ribellati e hanno – giustamente – chiesto la possibilità di poter riparare i prodotti che hanno acquistato nel modo che preferiscono. Nathan Proctor, direttore per la campagna di riparazione in Usa, è stato perentorio: «Risparmia denaro e mantiene l’elettronica in uso e fuori dai rottami. Aiuta gli agricoltori a mantenere le attrezzature sul campo e fuori dalla concessionaria. Non importa quanti lobbisti Apple, Microsoft, John Deere e altre grandi aziende assumano per ostacolare la nostra riparazione, Right to Repair continua ad andare avanti».