Se un profilo Onlyfans diventa la ragione di un mancato rinnovo di contratto

Analizzando la vicenda della dipendente Gardaland su Onlyfans cui il contratto non è stato rinnovato, è bene andare oltre lo schierarsi da una o dall'altra parte

Il parco di divertimenti più celebre in Italia è sulla bocca di tutti per la storia raccontata da Ilaria, la dipendente di Gardaland cui non è stato rinnovato il contratto per via delle sue attività su Onlyfans. Per ricostruire la questione la stampa italiana sta riprendendo il Corriere Veneto, che ha raccolto la testimonianza della giovane donna e ne ha chiesto conto a Gardaland. La dipendente Gardaland su Onlyfans ci è finita per via dello stipendio troppo basso che l’azienda le dava da anni e ha raccontato non solo della natura del suo contratto – che scadeva e veniva rinnovato di stagione in stagione – ma anche degli scambi che ha avuto con i dirigenti di Gardaland quando quel contratto, lo scorso 27 novembre, non è stato rinnovata per la scelta della giovane donna di aprire un profilo su Onlyfans e di guadagnare anche tramite quello.



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Dipendente Gardaland su Onlyfans: la vicenda

La vicenda sta rimbalzando, partita dal Corriere Veneto, sui giornali nazionali. Il punto è che a Ilaria, dipendente da due stagioni del parco di divertimenti – in cui si occupava di pilotare le attrazioni e di accogliere i visitatori – il contratto a fine novembre non è stato rinnovato per via di un profilo Onlyfans su cui pubblica immagini in biancheria intima. L’account Onlyfans, come ha raccontato la giovane donna, ha raggiunto un discreto successo e andando a cercare il suo profilo Instagram si contano 16,3 k follower con l’indicazione di una mail per le collaborazioni e il link agli altri profili social.



Volendo fare una breve analisi dell’uso dei social, è evidente – anche considerato quanto ha detto di guadagnare – che Ilaria con quello che fa sul web arriva ben oltre che a fine mese. Profili ben strutturati, preview dei contenuti a pagamento su Telegram, un profilo Onlyfans verificato e con diversi piani di abbonamento e che – probabilmente e insieme all’account Instagram, che risulta essere privato – sta vedendo una crescita per la notorietà che ha raggiunto la vicenda.

Tornando alla storia, vediamo cosa ha raccontato la ragazza e cosa ha ribattuto Gardaland, che ha scelto di esprimersi attraverso una nota. Partiamo dal racconto della 25enne: laureata in attesa di trovare il lavoro giusto, contratto a tempo determinato a Gardaland da mille euro al mese con cui le è impossibile mantenersi (come troppo spesso accade nella vita di molti), la consapevolezza che esiste un’app come Onlyfans in cui – disponendo del proprio corpo come si vuole – si può guadagnare dignitosamente o anche bene, la scelta di aprire – continuando a lavorare a Gardaland – un account e di vedere cosa sarebbe successo.



«Il mio stipendio era di circa mille euro e mi serviva un’entrata in più: tra affitto, auto, spesa e bollette, facevo fatica ad arrivare a fine mese – ha spiegato la giovane donna -. Io non pubblico foto di nudo, mi limito a condividere immagini sexy, in lingerie. Iscriversi al mio canale costa dieci dollari al mese». Cosa condivide su Onlyfans? «Io non pubblico foto di nudo, mi limito a condividere immagini sexy, in lingerie», ha spiegato, aggiungendo che il guadagno iniziale di 600 euro al è diventato dieci volte tanto, considerato che «il numero delle persone che mi seguono è aumentato e a novembre sono arrivata a guadagnare 5 mila euro».

Un’attività digital molto ben avviata, insomma, che a un certo punto è emersa, giungendo fino ai datori di lavoro. Secondo quanto racconta il Corriere Veneto, i visitatori adulti del parco l’hanno riconosciuta e la voce è arrivata alla direzione: «Quest’estate sono stata convocata dalla direttrice del parco divertimenti e dal capo del personale» sentendosi dire che Gardaland è «una struttura per famiglie e che le mie foto su Onlyfans non si addicono all’immagine che il parco vuole dare all’esterno». Una convocazione per farle capire che essere riconosciuta dagli ospiti del parco era troppo per l’azienda, parole cui ha ribattuto che «nel mio tempo libero faccio quel che voglio e non possono impedirmelo, ma che se volevano potevano alzarmi lo stipendio permettendomi di guadagnare la stessa cifra che mi garantisce quella mia seconda attività. Ovviamente hanno rifiutato»

La risposta di Gardaland

Considerato che la storia è diventata di pubblico dominio a partire dall’articolo del Corriere Veneto, Gardaland ha rilasciato una nota per esprimersi – cautamente ma inequivocabilmente – sulla vicenda: «Gardaland riconosce e promuove l’importanza delle risorse umane all’interno dell’ambiente lavorativo e incentiva la creazione di rapporti di rispetto e collaborazione con e tra i propri dipendenti – si legge nella nota -. Nell’ambito delle politiche aziendali si invitano i collaboratori, per le proprie attività digital, a evitare l’utilizzo improprio dei loghi o delle immagini di Gardaland non in linea con la vocazione familiare del Parco divertimenti».

Al netto del fatto che, comprensibilmente, per Ilaria il mancato rinnovo non costituisca un problema avendo un’attività avviata su Onlyfans, ci sono una serie di domande e di riflessioni che sorgono più o meno spontanea leggendo questa storia.

Fin dove può spingersi, un’azienda, quando si tratta del privato di un dipendente?

Sarebbe successa la stessa cosa se Ilaria fosse stata un uomo, avrebbe dovuto espiare la colpa di aver esposto il proprio corpo per guadagnare venendo riconosciuta dai visitatori del parco? Siamo ancora in un contesto in cui una cosa del genere può creare un serio problema reputazionale a un’azienda grande, del calibro di Gardaland? Fin dove può spingersi – appunto – il datore di lavoro, scandagliando e valutando quello che un dipendente fa quando non indossa la divisa e decidendo – sulla base di questo – se rinnovare o meno un contratto?

Il tema probabilmente più importante sul quale dobbiamo riflettere, però, è uno solo e riguarda il lavoro: può mai essere che quei mille euro al mese, che sono ovviamente troppi pochi per vivere, non siano una ragione sufficiente per ragionare in maniera più strutturata su una scelta del genere, andando a giudicare sempre e comunque chi la compie? L’augurio è che, questa storia come tante altre simili, oltre che dividere l’opinione pubblica tra chi è d’accordo con l’azienda e chi è d’accordo con la ragazza, faccia riflettere sulle questione cardine: perché fare un lavoro non basta e così tante persone si trovano costrette a dover ricorrere ad altre professioni (sempre più spesso e volentieri nel digitale, considerate le opportunità che – a una piccola parte dei creatori – offre?).

(Foto copertina: IPP/LM/Roberto Tommasini)