I 48,6 miliardi di Draghi per la digitalizzazione dell’Italia

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Si tratta del combinato disposto tra le risorse del Recovery Fund e quelle di un fondo supplementare ad hoc. I principali progetti del governo italiano

Lo spazio di intervento fa il suo conto alla rovescia. Il presidente del Consiglio Mario Draghi – impegnato nel vertice di Palazzo Chigi con cui ha chiuso i documenti da presentare all’Unione Europea per avere accesso ai 221,5 miliardi del Recovery Fund – ha messo nero su bianco la partita. Che passa anche da una digitalizzazione Recovery. È quello che ci aspettiamo e che si può intravedere nella bozza del piano che entro il 30 aprile dovrà arrivare a Bruxelles nella sua stesura definitiva.



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Digitalizzazione Recovery, il piano di Draghi

L’aspetto della digitalizzazione è quello più pervasivo, ovviamente, poiché attraversa diversi settori di intervento economico. Mario Draghi punta a far riprendere l’Italia dalla pandemia, ma anche a rafforzare quegli aspetti della sua economia tradizionalmente deficitari. E tra questi la digitalizzazione delle aziende e della pubblica amministrazione è sempre stata una sorta di tallone d’Achille. Per questo motivo, quindi, una grande fetta dei soldi del Recovery Fund – spalmati su sei anni – saranno destinati proprio alla digitalizzazione. A questi andranno aggiunti i fondi derivanti da una sorta di bacino di raccolta ad hoc che, complessivamente, raggiunge la cifra significativa di 48,63 miliardi di euro. Numeri che il processo di digitalizzazione in Italia, promosso dalle istituzioni pubbliche, non aveva mai visto.



Che la digitalizzazione fosse centrale è stato dimostrato anche da un altro indizio, quello di aver destinato un ministro per la Transizione digitale allo scopo specifico di rimodernare le strutture del Paese. Sarà forte l’impegno di Vittorio Colao da questo punto di vista: le pressioni e le attese passano attraverso i suoi uffici ministeriali e non sarà semplice gestirle.

Ma in cosa, esattamente, andranno destinati i soldi del Recovery Fund previsti per la digitalizzazione. Innanzitutto, a risolvere le grane strutturali del nostro Paese. Qui vi abbiamo parlato dei ritardi sulla banda ultralarga, ma c’è da mettere a regime tutto il piano sul 5G, le reti di ultima generazione che, purtroppo – vittime di fake news e di altre campagne di disinformazione – stanno subendo dei rallentamenti importanti anche in quei Paesi dove è già stata avviata la sperimentazione. La space economy sarà l’altro punto toccato dalla fetta di fondo per la digitalizzazione, mentre ammonterà a ben 18 miliardi di euro il beneficio per l’industria 4.0. Il governo – di concerto con una strategia europea – sta cercando di offrire un supporto a tutte quelle aziende che investiranno, di qui ai prossimi mesi, nell’acquisto di ultimi ritrovati tecnologici e in digitalizzazione dei propri processi di sviluppo e produzione.



I processi di digitalizzazione sono previsti anche per i settori tradizionali del welfare, come ad esempio la sanità. Sarà la sfida maggiore: portare un nuovo modo di pensare online nell’ambito del grande indotto di quei servizi che siamo abituati a percepire come esclusivamente offline. Il giudizio delle istituzioni europee dipende molto dalla bontà di questo ampio settore di programmazione.

Foto IPP/Fabio Cimaglia – Roma