Di Stefano esulta per i ‘successi’ M5S in Europa e si domanda: «E il Pd?». Dimenticando Sassoli

I tormentoni politici sono peggio delle canzoni estive con motivetto che strizza l’occhio ai ritmi spagnoli o sudamericani. E nella musica-dialettica del confronto tra le varie forze di maggioranza e opposizione è caduto anche il sottosegretario di Stato agli Affari Esteri del Movimento 5 Stelle, Manlio Di Stefano. Il pentastellato, per decantare i successi M5S nell’Unione Europea – per giustificare i 14 voti a favore della tedesca Ursula von der Leyen – ha elogiato tutte le cose che avrebbero messo in mostra un vero e proprio successo grillino. Mentre Lega e Partito Democratico sono rimasti a zero. «E allora il Pd? Il Pd che fa?». A differenza delle vittorie di Pirro per cui esulta Di Stefano, il Pd ha ottenuto la poltrona di presidente del Parlamento Europeo con David Sassoli.

«Il M5S col 17% ha ottenuto un VP (Vicepresidente, ndr) del PE (Parlamento Europeo, ndr) con l’elezione della Von der Leyen a Presidente della Commissione, l’inserimento nella sua agenda di 3 nostri temi: salario minimo orario, riduzione delle emissioni e riforma sull’immigrazione. Avete notizie di quelli del 34% e del 23%?». Le notizie ci sono e sono anche molto più evidenti sulla carta. Se per la Lega si configura l’opportunità di inserire un proprio rappresentante alla guida di una delle Commissioni, il Pd ha piazzato il colpo con la Presidenza del Parlamento Europeo.

 

Di Stefano dimentica Sassoli

Una leggera dimenticanza, un’inezia. Una cosa di poco conto. E invece no. Sarà che il turbinio della politica fa dimenticare cose accadute nelle ultime settimane (e il Movimento 5 Stelle, con Luigi Di Maio, è abbastanza esperto di ‘dimenticanze’), ma il Partito Democratico, con l’elezione di David Sassoli alla presidenza del Parlamento Europeo, è riuscito a ottenere una posizione di visibilità ben superiore rispetto alle aspettative dopo il voto del 26 maggio. Il tutto per via delle alleanze internazionali che hanno un valore molto più definito rispetto a quanto accade in ogni singolo Paese dell’Unione Europea.

Il M5S come Macron, Merkel e Berlusconi

Un tweet sbagliato, forse per nascondere (mutuando un verbo usato da Di Maio nei confronti di Salvini sulla polemica sindacati e presunti finanziamenti dalla Russia alla Lega) il fatto che il Movimento 5 Stelle ha scelto di votare insieme al tanto odiato Macron, alla tanto detestata Merkel e al tanto vituperato Silvio Berlusconi. In cambio di alcune promesse, come il salario minimo Europeo. Che poi, anche su questa questione, occorre sottolineare che Ursula von der Leyen ha detto nel suo discorso di non pensare a un Salario minino a livello Europeo, ma si è auspicata un accorgimento in base alle tradizioni di ogni singolo Stato. In sintesi: ben venga, ma dipende solo da voi.

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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