Di Maio a Piazza Pulita finge di non aver mai chiesto le dimissioni di Boeri e accusato Bankitalia

In campagna elettorale vale tutto, anche voler ripulire il proprio passato trasformandosi in moderato. Luigi Di Maio a Piazza Pulita (La7) si è però dimenticato di come la memoria e quanto fatto in passato non sia un qualcosa che rimane sommerso nella memoria di chi guarda e ascolta. Allora capita di dire cose, lanciare argomentazioni diverse da quella che è stata la realtà di qualche mese fa, mostrando però un’incoerenza di fondo. Ed è quanto è stato palesato dal leader del Movimento 5 Stelle parlando dell’ex presidente dell’Inps Tito Boeri e delle vecchie polemiche con Bankitalia.

Partiamo dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Ospite dei Corrado Formigli, Luigi Di Maio, incalzato dalle domande del conduttore di Piazza Pulita sul trattamento riservato da lui, dal suo Movimento e dalla Lega di Matteo Salvini a Tito Boeri, ha detto espressamente: «Io personalmente non ho mai chiesto le sue dimissioni nonostante avessimo pareri e numeri diversi».

 

Luigi Di Maio a Piazza Pulita rinnega il suo passato

Come sottolineato e ricordato dal giornalista de Il Foglio Luciano Capone, però, la realtà raccontata da Luigi Di Maio a Piazza Pulita non combacia con quanto accaduto solo qualche mese fa. Era il 20 luglio del 2018 quando il leader pentastellato dichiarò: «Io non ho il potere di rimuovere Boeri: o scade oppure resta lì, quindi noi più che dire, come un normale cittadino, che si dovrebbe dimettere non possiamo dire». Chiedere le dimissioni di Boeri: fatto.

Se Bankitalia vuole la Fornero si candidi

L’altro spezzone di memoria corta di Luigi Di Maio a Piazza Pulita riguarda la vecchia polemica con Bankitalia per quel che riguarda la legge Fornero. Giovedì sera il vicepremier ha detto: «Non ho mai detto che per esprimere un’opinione ci si debba candidare». Ma lo stesso Luciano Capone ha ritrovato un tweet del leader M5S che risale al 9 ottobre del 2018.

 

Dire a Bankitalia di candidarsi: fatto. La lunga, stressante ed estenuante campagna elettorale deve aver offuscato la memoria del leader del Movimento 5 Stelle. A meno che non abbia deciso a tavolino di indossare una maschera da moderato, fingendo di non aver mai preso posizioni estremiste in passato. Ma l’augurio è che non sia stata una tattica (fallita). Solo qualche segnale di fatica dopo un lungo percorso elettorale.

(foto di copertina: ANSA/FERMO IMMAGINE LA7)

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