L’audio di De Rossi sul mancato rinnovo di contratto con la Roma | VIDEO

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Il messaggio vocale contro i dirigenti e Pallotta sta facendo il giro del web

L’addio di Daniele De Rossi alla Roma ha provocato un vero e proprio pandemonio nella capitale. I tifosi giallorossi rimproverano (per usare un eufemismo) alla dirigenza e al presidente americano James Pallotta di aver cancellato l’ultimo vero segno tangibile di romanità all’interno della squadra. Striscione contro la società, insulti e cori fuori da Trigoria sono stati accompagnati anche da scritte offensive sulla pagina social del ristorante gestito dalle sorelle del presidente della Roma, che è stata costretta a chiudere. Tensioni che saranno acuite, ancora di più, dal messaggio vocale che in queste ore sta girando sui social.



Secondo le indiscrezioni, e ciò si può capire anche dal tono utilizzato da Daniele De Rossi in quel file audio, si tratterebbe di un messaggio vocale che il numero 16 giallorosso avrebbe inviato a un suo amico (che poi lo ha reso pubblico) poco dopo la conferenza stampa in cui era stata annunciata la fine del rapporto lavorativo tra il capitano della Roma e la società giallorossa.

L’audio di De Rossi e quel contratto a gettone di presenza

«Io gli ho detto: se voi dite che sto male, allora datemi centomila euro a presenza. Se pensate che io non possa giocare più di dieci partite, guadagnerò un milione. Se invece non gioco mai, resterò gratis – si ascolta nel messaggio vocale di Daniele De Rossi -. Ho fatto una battuta del genere. E Fienga (Ceo della Roma, ndr) mi ha detto: è quello che avrei voluto proporti io. Ma è una riflessione nata e morta lì, perché mi stava dicendo che non mi avrebbero tenuto. Due ore e mezza di colloquio».



Il passo indietro di Pallotta fuori tempo massimo

Poi il messaggio prosegue con tutta la frustrazione di De Rossi per una telefonata ricevuta non appena tornato a casa poco dopo quell’incontro. Dall’altro lato della cornetta c’è sempre il Ceo Fienga: «Poi arrivo a casa e mi fa: ho chiamato il presidente e mi ha detto che allora è ok. Ma come, non mi hanno detto niente per un anno, poi mi chiamano per dirmi che mi cacciano via e dopo 40 minuti arrivo a casa e mi dicono: no va bene, allora se vuoi facciamo il contratto». Alla fine il nulla di fatto e l’addio ai colori vestiti – da calciatore professionista – per 18 lunghi anni. Un saluto amaro non alla squadra e non ai tifosi, ma alla dirigenza.

(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)