Far finta di conoscere le dinamiche della rete e poi non sapere come la rete protegga se stessa (e chi ne usufruisce) da facili speculazioni e complotti. Nella giornata di domenica 1 agosto, la pagina di Giuseppe De Donno su Wikipedia non è stata raggiungibile per alcune ore. Un evento che ha fatto sobbalzare sulla sedia i facili solletichi dei complottisti e cospirazionisti che hanno subito gridato ai “poteri forti” che, anche dopo la sua morte, vorrebbero mettere in silenzio il ricordo del medico. Ovviamente, però, la spiegazione è un’altra ed è tecnica.
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I primi a rilanciare la bufala cospirazionista sono stati i social (da Twitter a Facebook, come al solito). Una non-notizia ripresa immediatamente dalle dita furenti di chi cura e gestisce blog (ricchi di bufale e teorie del complotto su Covid e vaccini) come “La Pekora nera“, dando adito a una fake news che – come spesso accade – diventa notizia senza alcun motivo. Ed ecco che sui social, nella giornata di ieri, è stata tutta una condivisione di screenshot come questo.
Lo screenshot è reale. La pagina De Donno Wikipedia, per alcune ore, appariva proprio così. Ma non si tratta di una cancellazione – anche se questo messaggio può essere frainteso dall’intestazione -, visto che oggi si può verificare come quella voce dell’enciclopedia online sia tornata nuovamente a disposizione dei lettori-utenti.
E allora, cosa è successo? La risposta è molto semplice e dietro quella sospensione temporanea ci sono alcune ragioni tecniche, come spiega anche Bufale.net: non è la prima volta, infatti, che Wikipedia è “costretta” a cancellare una pagina dalla propria enciclopedia. Questo perché si registra un elevato numero di modifiche al testo della voce (si tratta di un’enciclopedia libera e condivisa) nel giro di poco tempo. Tanti cambiamenti in uno stretto lasso temporale: questo significa che non c’è stato il tempo materiale per provvedere alle accurate verifiche. Per questo le pagine (e non solo quella di Giuseppe De Donno) vengono spesso cancellate e sospese, per poi tornare online – come puntualmente avvenuto – poche ore dopo, al termine dei riscontri.
Nessuna cospirazione dei poteri forti, nessun complotto e nessuna censura. Anzi, chi sostiene queste tesi è la stessa fonte che continua a parlare di terapia al plasma iperimmune come alternativa al vaccino. Come se la prevenzione e la cura di una malattia possano essere messe sullo stesso piano. Inoltre, ricordiamolo, il medico mantovano era un forte sostenitore della campagna vaccinale: fu uno dei primi a immunizzarsi contro il Covid per dare l’esempio. Ma le “pekore nere” questo non lo dicono, forse per creare il loro gregge di bufale.
(foto: Da Tagadà, La7)