L’esperimento di LinkedIn che ha sfruttato i dati di 20 milioni di utenti

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Dell'utilizzo dei dati che LinkedIn ha fatto per questa ricerca nessuno degli utenti è stato avvisato direttamente

Su LinkedIn si ottengono più opportunità lavorative connettendosi con conoscenti o con sconosciuti? Questa è la domanda a cui la celebre piattaforma che mette al centro la ricerca di lavoro ha rivelato di aver cercato risposta per cinque anni. Come? Conducendo una serie di ricerche che hanno sfruttato i dati utenti LinkedIn. La rivelazione è stata fatta a Science e, modificando l’algoritmo, i ricercatori hanno provato a determinare quali sono gli utenti che, più facilmente, ottengono più opportunità lavorative.



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Dati utenti LinkedIn, cosa è stato preso in esame?

Per capire la forza della connessione tra gli utenti – così da classificare il legame come debole o forte – i ricercatori hanno analizzato fattori quali il numero di messaggi scambiati, il numero di collegamenti in comune, in che modo questi fattori cambiavano nel tempo. Il risultato di questo studio – definito nel documento stesso «una delle teorie sociali più influenti del secolo scorso» – ha evidenziato che più sono deboli i legami tra gli utenti è migliore risulta essere la mobilità lavorativa.



Il punto, però, è che una serie di esperti di etica – come riporta il NYT – hanno «sollevato domande sulla trasparenza del settore e sulla supervisione della ricerca».

Le preoccupazioni degli esperti sull’utilizzo dei dati

Una delle preoccupazioni più grandi è stata che, effettivamente, nessuno degli utenti è stato informati direttamente del fatto di stare partecipando a uno studio e questo «potrebbe aver influito sulla vita di alcune persone». Secondo quanto evidenziato da Michael Zimmer, professore associato di informatica e direttore del Center for Data, Ethics, and Society della Marquette University, «i risultati suggeriscono che alcuni utenti hanno avuto un accesso migliore alle opportunità di lavoro o una differenza significativa nell’accesso alle opportunità di lavoro».



Cosa risponde LinkedIn all’accusa? Secondo l’azienda, nessuno sarebbe stati influenzato dall’utilizzo dei dati che è stato fatto. Si parla di quanto scritto sul NYT – a dirlo è stato un portavoce dell’azienda – di «molte rappresentazioni imprecise della metodologia» dello studio condotto. Non si sarebbe trattato di sperimentazione sulle persone – agendo in maniera attiva – ma di osservazione di dati. Karthik Rajkumar, co autore dello studio, ha spiegato la natura del test fatto: «Il nostro test A/B di PYMK aveva lo scopo di migliorare la pertinenza delle raccomandazioni di connessione e non di studiare i risultati lavorativi» volendo capire «quali connessioni contano di più per accedere e assicurarsi un lavoro».