Non cambia solo la fruizione televisiva, anche il mondo dello streaming è in fermento

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Per ragioni e in modi diversi, ecco perché i dati della televisione ed ecco in che modo lo streaming sta affrontando una prima, grande inversione di rotta

Come stiamo approfondendo in questa giornata dedicata allo switch off della televisione italiana – cioè quello che accade il 22 dicembre 2022 e al cambiamento che maggiormente andrà ad incidere sulla fruizione nel 2023 – i dati Censis parlano chiaro: sono sempre più gli smartphone e sempre meno i televisori in un mondo in cui, chi è giovane, la televisione non la guarda mai. Nella sua diciottesima edizione, il Centro Studi Investimenti Sociali ha analizzato l’uso dei social per fascia portando anche i dati tv e streaming che restituiscono un lento ma costante declino dei media tradizionali e, tuttavia, una fruizione di prodotti televisivi e di streaming non legata al mezzo classico così come lo abbiamo sempre conosciuto.



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Dati tv e streaming, cala l’uso del mezzo televisivo ma non della televisione

Nel grafico che restituisce i numeri sulla fruizione del mezzo televisivo vediamo, a pagina 5, un calo dell’utenza media complessiva italiana (- 4 punti percentuali quasi) per quanto riguarda il digitale terrestre ma un trend positivo per la tv satellitare (+1,4%) e, soprattutto, «il forte rialzo della tv via internet (web tv e smart tv salgono al 52,8% di utenza, ovvero oltre la metà della popolazione: +10,9% in un anno) e il boom della mobile tv, che è passata dall’1,0% di spettatori nel 2007 al 34,0% di oggi (più di un terzo degli italiani). Cosa significano tutti questi dati? Che ad essere calato è l’utilizzo del televisore e non della televisione in sé nel senso di prodotti televisivi:  alcuni canali li vediamo tramite internet (si pensi a Rai Play e a Mediaset Mediaset Infinity) e lo streaming, con mezzi sempre più digitali, la fa da padrone.



Il caso di AMC, i problemi della televisione e la contrazione dello streaming

La storia di AMC (emittente televisiva via cavo statunitense) risulta particolarmente emblematica quando si tratta di spiegare i problemi che la televisione sta registrando in tutto il mondo: pur avendo avuto successo con produzioni streaming – in particolar modo il nuovo show AMC Networks, Intervista col vampiro, diventato uno dei programmi più popolari in Usa -, con i soldi ottenuti AMC ha fatto fatica a compensare le perdite avute – dall’altro lato – per l’attività tradizionale via cavo.

Il punto è che, nonostante tutto, i soldi che l’azienda ha guadagnato per le attività di streaming non hanno potuto compensare il calo di entrate registrate nell’attività tradizionale via cavo, considerato che – in Usa – il trend vede le persone abbandonare gli abbonamenti alla tv via cavo e, di conseguenza, gli inserzionisti diminuire il denaro investito in questo ambito. Il bilancio, quest’anno, è stato chiarito dalle parole del presidente della società James Dolan parlando di «licenziamenti su larga scala» del 20% del personale per via dei meccanismi di monetizzazione dei contenuti prodotti.



La storia di AMC è anche quella dei grandi giganti del settore, con società come Warner Bros. Discovery, Paramount e Disney che stanno sceneggiando – sia in termini di reti televisive che in termini di società di streaming – sempre meno serie, riflettendo la nuova realtà finanziaria. In un approfondimento su questo calo, il NYT  segnala come “L’età dell’oro dello streaming sta improvvisamente rallentando” dopo anni di crescita molto marcata. L’apice – con decine di prime visioni al mese e centinaia di show all’anno – sta registrando una fase di rallentamento, portandoci – probabilmente – in una nuova fase dell’era dello streaming.

L’offerta infinita di nuovi programmi che ha contribuito a definire l’era dello streaming – generando spettacoli a un ritmo incalzante ma anche sommergendo gli spettatori con troppe scelte – sembra finalmente rallentare. A suggerire il trend, in particolare, è stata la seconda parte di questo 2022 che ha visto «una brusca frenata», come afferma Fred Black, responsabile della ricerca di Ampere. Il calo è frutto di una presa di coscienza ampia nel mondo dell’intrattenimento, che per anni ha visto girare miliardi facendo la fortuna di scrittori e produttori di alto profilo. Tutto è cominciato quando Netflix – per la prima volta – la scorsa primavera ha annunciato perdita di abbonati con un rapido crollo delle azioni, cosa accaduta – in seguito – anche ad altre società di intrattenimento.

In che modo tutto quello che sta succedendo, tra televisione e streaming, andrà a incidere in futuro? Si attende un momento di stabilizzazione nell’ambito, con i cali che si attenuano, e si riflette su un’opportunità per gli spettatori (almeno dei servizi di streaming Usa): alla riduzione di volume di prodotti creati potrebbe corrispondere un aumento percentuale di quelli di qualità. Per quanto riguarda l’Italia, abbiamo scelto di approfondire la questione televisiva e di streaming parlando con il docente del Coris (Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale della Sapienza) Chritsian Ruggiero.