Il rapporto che mostra come il phishing sia schizzato con la pandemia Covid

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Il phishing è aumentato in maniera massiccia in tutti i paesi del mondo durante la pandemia secondo i dati forniti da chi lavora nella sicurezza informatica

Che il phishing abbia conosciuto un picco notevole nel corso della pandemia è cosa nota. A fornire i numeri precisi di questo fenomeno ci ha pensato il rapporto di Sophos – azienda che si occupa di sicurezza informatica – ha sottolineato l’evolversi di questa tecnica. La pandemia ha fornita una serie di nuove opportunità in questo ambito e, per chi fa phishing, spesso e volentieri questa pratica è solo il primo passo di un attacco più complesso e a più fasi.



Questa tecnica viene utilizzata per convincere la vittima a installare un malware o a condividere credenziali che forniscono l’accesso alla rete della vittima. Solitamente si tratta di una e-mail apparentemente innocua che può portare a ransomware, cryptojacking o furto di dati. Il rapporto stilato dall’azienda fornisce dati basati su un sondaggio fatto a 5.400 professionisti IT.

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I professionisti danno al phishing definizioni diverse

Dai dati emerge come, per la maggior parte degli esperti consultati, il phishing corrisponda a una e-mail da parte di personaggi che si fingono organizzazioni legittime e che sono abbinate a una richiesta di informazioni o a minacce. Ci sono anche coloro che in questa definizione fanno rientrare il threadjacking, rivelando che la definizione in sé è legata anche al fattore culturale e al paese. L’esempio concreto è che in Israele il 60% considera anche gli sms truffaldini phishing mentre per la maggioranza degli altri professionisti questa pratica si chiama smishing. Il rapporto evidenzia come, per contrastare efficacemente il phishing, sia necessario

I dati dell’incremento dall’inizio della pandemia

Gli addetti ai lavori hanno espresso un parere chiaro: il 70% ha fatto sapere che gli attacchi phishing alle loro aziende e organizzazioni sono aumentati dall’inizio della pandemia. Ad essere colpiti sono stati tutti i settori: l’aumento massimo è stato registrato dal governo centrale, seguito da business e servizi professionali e sanità. Hacker e truffatori hanno imparato ben presto, durante la pandemia, ad approfittare delle falle di sistema: il rapido aumento dello smart working senza la stessa sicurezza fornita negli ambienti aziendali, la crescita delle consegne a domicilio e quindi dei messaggi relativi – per esempio – a pacchi rimasti bloccati da qualche parte, la diffusa preoccupazione per la pandemia che ha portato alla luce una serie di possibilità di truffe a tema pandemico. L’aumento degli attacchi è cambiato anche in base al paese: se in Israele il 90% degli intervistati l’ha testimoniato, in Italia il dato scende al 57%.



Il rapporto evidenzia anche come moltissimi abbiano cominciato a investire sempre più denaro nella sicurezza informatica per contrastare questo fenomeno, comprensibilmente, facendo emergere una direzione che più o meno tutti i paesi del mondo stanno prendendo.