Cosa significa davvero “cretino” (spiegato dall’Accademia della Crusca)
24/03/2016 di Alessio Barbati
DA COSA DERIVA IL TERMINE CRETINO?
Sono stati in molti a chiedere che l’Accademia della Crusca si pronunziasse sull’etimologia del termine “cretino”. La curiosità, montata nel corso degli anni, nasce dal contestato incipit del libro di Piergiorgio Odifreddi “Perché non possiamo essere cristiani (e meno che mai cattolici)”.
Col passare del tempo l’espressione (cristiano) è poi passata a indicare dapprima una persona qualunque, come nell’inglese christened, “nominato” o “chiamato”, e poi un poveraccio, come nel nostro povero cristo. Addirittura, lo stesso termine cretino deriva da “cristiano” (attraverso il francese crétin, da chrétien), con un uso già attestato nell’Enciclopedia nel 1754: secondo il Pianigiani, “perché cotali individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti”.
«Non è chiaro tuttavia – obietta la Crusca – a chi si riferisca l’espressione “cotali individui” contenuta nel passo citato da Odifreddi: sono i cretini? i cristiani?». Sfogliando il Vocabolario Etimologico della lingua italiana di Ottorino Pianigiani si legge che
[il termine cretino]corrisponde al francese crétin e nel dialetto della Gironda crestin, ed è il nome che si dà a ognuna di quelle misere creature, di piccola statura, mal conformate, con gran gozzo e affatto stupide le quali si trovano specialmente nelle valli delle Alpi Occidentali: per alcuni dal latino christianus (fr. chrétien), perché cotali individui erano considerati come persone semplici e innocenti, ovvero perché, stupidi e insensati quali sono, sembrano quasi assorti nella contemplazione delle cose celesti.
Gli accademici suggeriscono come sia possibile “giocare”, come fa Odifreddi, «Con gli slittamenti semantici del termine cretino, perché esso è polisemico, sebbene oggi non lo percepiamo immediatamente come tale». Ma non bisogna fermarsi alle apparenze. Il Pianigiani è infatti datato 1907 e, nel corso del tempo, il termine ha assunto due accezioni diverse.
A) cretino nel senso di ‘persona di scarsa intelligenza’ e B) cretino nel senso di ‘affetto da cretinismo’. Non siamo qui di fronte a due termini omonimi, cui nei dizionari si dedicano due entrate differenti e per i quali si ipotizzano per esempio differenti origini e sviluppi: la radice etimologica di cretino, inteso in entrambe le accezioni, è effettivamente cristiano, come suggeriva già il Pianigiani.
CRETINO, L’EVOLUZIONE DEL TERMINE
È interessante, a tal proposito, studiare l’evoluzione semantica che ha portato un termine riferito al cristianesimo ad indicare gli affetti da un determinato tipo di malattia.
Secondo alcuni (Le Robert, ATLIF, Devoto Oli, Dir) questo passaggio si spiega per eufemismo: per identificare i malati la parola veniva utilizzata nel senso commiserativo di ‘povero cristo’, ‘infelice’ (cfr. ATLIF, “le mot ayant dans un premier stade signifié ‘malheureux’” (perché la parola significava, in un primo momento, ‘infelice’), con riferimento all’immagine di Cristo sofferente.
Più diffusa, e ancora in parte radicata, l’ipotesi per cui cretino sarebbe un calco dall’aggettivo tedesco , e dunque deriverebbe dal latino creta, per via, si pensava, del particolare colore della pelle dei malati .
CARDUCCI PREFERIVA DIRE IMBECILLE
Il dinamismo semantico del termine, ha contribuito nel giro di poco tempo a far perdere il significato originario della parola. Lo stesso Carducci nei Sermoni al Deserto del 1887 sosteneva di preferire “imbecille” a “cretino”, essendo quest’ultimo un “neologismo pedantesco di volgarizzamento scientifico”.