Lo studio che mostra come i morti per milioni di abitanti per coronavirus siano più bassi dove l’epidemia è iniziata più tardi

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Il lavoro di Riccardo Puglisi, Giovanni Landoni e Alberto Zangrillo è stato pubblicato sulla rivista diretta da Andrea Crisanti

Pathogens and Global Health, la rivista scientifica diretta da Andrea Crisanti, ha oggi pubblicato uno studio molto interessante portato avanti dall’economista Riccardo Puglisi, dal direttore delle unità di anestesia e rianimazione del San Raffaele Alberto Zangrillo e dal professore associato all’Università Vita-Salute San Raffaele Giovanni Landoni. Lo studio prende in considerazione un periodo di 50 giorni a partire dall’inizio dell’epidemia di coronavirus in diversi Paesi del mondo e ha dimostrato come, per milioni di abitanti, il numero di morti sia significativamente più basso in quegli Stati dove il picco dei contagi è arrivato dopo.



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«Stiamo descrivendo un fenomeno – ha affermato il docente di Economia Riccardo Puglisi -, non stiamo fornendo una spiegazione univoca dello stesso». Il grafico riportato nel suo tweet mostra come il numero dei morti per milioni di abitanti (dato molto importante da sottolineare, perché non stiamo parlando di numeri assoluti) sia stato significativamente più basso in percentuale negli Stati Uniti, ma anche nei Paesi dell’America Latina che, in questi giorni, stanno comunque pagando un tributo altissimo al coronavirus (ma sempre in termini assoluti).

Eccezione alla regola, il caso del Belgio che – tuttavia – ha avuto una gestione dell’epidemia, prima di tutto dal punto di vista politico, molto incerta rispetto a quella di altri Stati europei. La fotografia del dato è quella fornita all’interno dell’articolo pubblicato dalla rivista diretta da Andrea Crisanti (che, grazie al suo modello Vo’ è stato pioniere del tracciamento della curva di contagio da coronavirus e del contenimento della stessa in Italia), ma le cause potrebbero essere molteplici.