Cronache di Spogliatoio utilizza i social per conquistare l’Europa

Categorie: Mass Media

È l'obiettivo del progetto fondato da Stefano Bagnasco e Giulio Incagli

Questo pezzo su Cronache di Spogliatoio non sarà l’ennesimo che ne tesse le lodi in quanto realtà giovane che parte dalla realtà di provincia e che conquista i social network. Già, perché per Cronache di Spogliatoio è il tempo della maturità. È il momento per mettersi al tavolo dei più grandi. Del resto, lo hanno certificato le classifiche di Sensemakers per Prima Comunicazione: il progetto di Stefano Bagnasco e Giulio Incagli è al secondo posto dei media italiani più attivi sui social network. Dietro a Sky, davanti a Fanpage. Giusto per dare un’idea di quanto, ormai, la narrazione della gavetta sia iniziata a stare stretta.



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Cronache di spogliatoio, un progetto che guarda lontano

«Noi ci contavamo, non ce lo aspettavamo, ma abbiamo lavorato da circa 2 anni per 24 ore su 24 su questo progetto proprio per abbattere le barriere della pagina social che faticava a essere considerato un media tradizionale» – Stefano Bagnasco risponde alle domande di Giornalettismo e prova a definire l’obiettivo vero di questo nuovo modo di raccontare il calcio.



«Noi – dice – abbiamo cercato di traghettare l’informazione sportiva, e calcistica in particolare, dal mondo dei media tradizionali sul mondo dei social network perché ad oggi questo è il mezzo di comunicazione più utilizzato. Ciò però comportava un riadattamento del prodotto: abbiamo studiato le piattaforme e abbiamo distribuito notizie e contenuti con modalità dedicate a ogni singolo social network. Su Facebook, ad esempio, utilizziamo un tono di voce particolare, su Instagram proponiamo un contenuto molto più rapido da fruire, su YouTube abbiamo puntato sui video di approfondimento che raccontino grandi storie».

Il tutto, ovviamente, senza dimenticare che una rete di comunicazione che si basa sui social network non può non avere un atterraggio su un proprio sito web. «Ci siamo registrati presso il tribunale di Firenze come testata giornalistica – racconta Stefano Bagnasco – e al nostro sito web collaborano 16 ragazzi della redazione che ci garantiscono una copertura del flusso di notizie per tutta la giornata. Il nostro caporedattore, poi, è in grado di declinare la notizia in tutte le varie vesti: sa esattamente cosa può diventare un contenuto di approfondimento per YouTube o un palinsesto per la live di Twitch».



Cronache di Spogliatoio ha la cifra stilistica dell’approfondimento. Non quello realizzato una tantum, ma quello costante, che ispira il lavoro quotidiano. Va da sé che un concetto di questo tipo punta a rivoluzionare il mondo dell’informazione sportiva tradizionale, spesso ancorato a canali di comunicazione superati, ostaggio di quella che – almeno in Italia – è sempre stata una sorta di cerchia ristretta di eletti: «Noi vogliamo portare nella quotidianità quello che grandi media offrono al pubblico come contenuto speciale – spiega Bagnasco -. Mi viene in mente, ad esempio, il format I signori del calcio targato Sky. Quello era un contenuto che veniva pubblicato una volta ogni due mesi: noi abbiamo provato a dargli una maggiore frequenza e uno spazio che sui social media, fino a quel momento, era occupato da realtà che parlavano con un tono di voce distante da noi. Vogliamo fare quell’approfondimento che magari, un tempo, si riusciva a leggere il lunedì come editoriale sulla grande testata giornalistica: noi, adesso, proviamo a proporlo sulle nuove piattaforme social. Per i media tradizionali adattarsi in corsa e sfruttare i social network può essere complicato, anche perché si tratta di un vero e proprio cambio generazionale: però bisogna partire dal presupposto che più si va avanti e più la notizia di per sé perde molto valore. È molto probabile che l’esclusiva di un media venga ripresa immediatamente da tutti gli altri competitor. Cosa può fare, allora, la differenza? Un approfondimento che non sia più sul mezzo televisivo o sui giornali cartacei, ma che sfrutti i social network».

Una strategia interessante, ma per la quale bisogna fare molta attenzione. Sfruttare le piattaforme social può essere pericoloso proprio per quella identità e proprietà del contenuto che è l’eldorado di qualsiasi redazione giornalistica. Come fare, ad esempio, a impedire che social network, come Facebook, Instagram, come lo stesso YouTube, possano fagocitare il contenuto e trasmetterlo fino a far perdere il contatto con la realtà che lo ha prodotto?

«Ci siamo mossi anche in questa direzione, per provare ad avere i nostri contenuti esclusivi – risponde Stefano Bagnasco -. Siamo riusciti ad avere un rapporto molto più intimo con i professionisti del settore calcistico, dai calciatori agli allenatori. Parallelamente abbiamo provato a fare lo stesso discorso anche con un romanzo: questo per dimostrare che non vogliamo soltanto essere mainstream sulle piattaforme digital, ma che abbiamo un background che ci consente anche di cimentarci in un prodotto editoriale molto più complesso. I nostri contenuti esclusivi fatti recentemente dimostrano che ormai siamo riconosciuti come un media che fa uscire il lato migliore della persona o dello sportivo: noi vogliamo capire dietro al professionista che tipo di uomo c’è».

Le ambizioni del progetto

Sfida ambiziosa che, chiaramente, ha bisogno di stare al passo con le novità. Si fa presto a dire social network, insomma, ma c’è bisogno di sicuramente di un’infrastruttura tecnologica che possa essere all’altezza delle sfide della comunicazione del 2021: «Nell’ultimo anno – ricorda il fondatore di Cronache di Spogliatoio – abbiamo fatto un upgrade sui software utilizzati per la produzione dei contenuti e per il montaggio. Poi ci siamo avvicinati alla piattaforma di live-streaming Twitch che noi utilizziamo con una vera e propria regia che ci consente, ad esempio, di inserire le immagini, di gestire le basi musicali, di far intervenire gli ospiti. È l’adattamento di un know-how che ci consente di correre al passo con l’evoluzione tecnologica. Non possiamo fermarci nemmeno un giorno: le innovazioni procedono e noi dobbiamo inseguirle. Il nostro è un profilo internazionale: guardiamo ai più grandi media che non per forza si occupano di calcio, ma che possono occuparsi di approfondimento politico o di musica, ma con tecniche decisamente all’avanguardia».

Utilizzo dei social come marchio di fabbrica e sito web per cercare di avere un pubblico “proprietario”, che possa arrivare su Cronache di Spogliatoio senza passare dall’intermediazione di una pagina Facebook o di un canale YouTube. «Per noi il sito ha una duplice funzione: sia informare un’altra parte di pubblico che preferisce navigare sulle pagine web, sia creare una palestra di scrittura per tutti i ragazzi che vogliono collaborare con noi in redazione. Scrivere un pezzo di approfondimento non è semplice, si può imparare ma bisogna sempre cimentarsi con il lavoro di redazione. Per quanto riguarda il libro, noi siamo entrati in contatto con Mondadori un anno e mezzo fa: abbiamo sottoposto due capitoli del nostro romanzo e a loro sono piaciuti. È una storia che ha il calcio dilettantistico come argomento principale, ma che non si limita solo a questo: abbiamo parlato di vita vissuta, di problemi di tutti i giorni, di tutto ciò che succede all’interno e all’esterno dello spogliatoio. Dopo 8 mesi di scrittura a quattro mani, abbiamo consegnato il romanzo che è uscito in libreria il 16 marzo e ci auguriamo di avere molte soddisfazioni da questa nostra creatura».

Dalla libreria all’Europa, il passo è breve. Sembra proprio questo il traguardo da tagliare per Cronache di Spogliatoio, con il progetto di un grande network internazionale, che possa raccontare il calcio spagnolo o inglese esattamente come questi ragazzi stanno provando a raccontare il calcio italiano: «In Italia ciò che è approfondimento, come ha fatto Sky o come ha fatto Dazn con alcuni format, è un nostro modello di riferimento – conclude Bagnasco -. Se si guarda oltre i confini, la realtà più forte da cui abbiamo preso ispirazione è 433. Quello che vorremmo fare noi da qui a 10 anni è creare delle hub “Cronache di Spogliatoio” in ogni nazione straniera, almeno nelle più rilevanti. Vorremmo coordinare la pubblicazione di contenuti nello stesso momento, in maniera multilingue. Ci piacerebbe esportare questo format all’estero perché anche in altri Paesi non c’è un’altra realtà in grado di affrontare questo argomento e con questo modo di comunicare rivolto soprattutto ai più giovani».