Ma cos’è, alla fine, questo metaverso?

Categorie: Attualità
Tag:

Esiste soltanto da poco tempo? O è un progetto con cui abbiamo molta più familiarità di quella che crediamo?

Qualcuno ha scoperto cos’è il metaverso soltanto il 4 novembre 2021, quando Facebook Inc. – la multinazionale leader del settore del social networking fondata da Mark Zuckerberg – ha cambiato nome in Meta. Mettendo al centro del suo progetto, con l’ambizione di superare situazioni non propriamente comode per la società, il concetto di metaverso. Quello che si è avvertito è stato una sorta di terremoto mediatico, in cui fiumi di parole sono stati scritti a proposito del web3, del superamento del concetto di rete così come siamo abituati a viverla in quest’ultimo periodo, della realtà virtuale e di tutto ciò che quest’ultima avrebbe comportato.



LEGGI ANCHE > Ed ecco anche la prima molestia sessuale nel metaverso di Meta

Cos’è il metaverso, la sua origine e il suo sviluppo

Come tanti altri principi ispiratori della rete, anche il concetto di metaverso è nato da un romanzo di fantascienza. La prima definizione si trova in un romanzo del 1992 che si intitola Snow Crash – che, non a caso, è tornato sulla bocca di tutti subito dopo l’annuncio di Facebook a proposito del suo impegno nel metaverso – e che poi avrebbe visto, in maniera molto diversa, una sua estensione nel concreto una decina di anni dopo. Pensare al metaverso senza parlare della pietra miliare che rappresentò Second Life, ad esempio, è assolutamente impossibile. Nel 2003, su questa piattaforma ognuno degli utenti poteva creare un proprio avatar e interagire con gli avatar degli altri. Il tutto a un livello grafico molto basico, certo, e meno realistico: ma l’ambizione di creare un universo parallelo era stata sfiorata.



Non sono mancati, in verità, anche tentativi diversi da Second Life (prima ancora di Second Life stessa) di creare una realtà virtuale. Su Giornalettismo, ad esempio, vi abbiamo parlato di una tesi di laurea alla Statale di Milano sul progetto di Ipermercato, portato avanti da Marina Bonomi e da Marcella Logli. Anche lì si cercava l’interazione con una trasposizione virtuale, attraverso HyperCard, della mappa della città di Milano. Un risultato che – alla fine degli anni Ottanta – non poteva che essere sorprendente per portata dell’intuizione e per modalità di esecuzione. Ancor più sorprendente se si considera che tutto questo è avvenuto in un ambiente accademico italiano e non di certo nella Silicon Valley.

Questo per dire che il concetto di metaverso, in realtà, è radicato nell’intimità dei progetti di chi si occupa di digitale. E il metaverso – sembrerà sorprendente – in realtà è ciò che viene utilizzato costantemente negli ambienti del gaming. È metaverso Roblox, è metaverso Sandbox, è metaverso Horizon Venues. Le caratteristiche di questi mondi virtuali sono sempre comuni.



Gli spazi sono tridimensionali, esistono negozi o ambienti di scambio commerciale esattamente come nella vita reale, gli utenti sono liberi di creare i propri spazi e di metterli in connessione. Ma bisogna sfatare un luogo comune. Il metaverso, così come è stato inteso all’inizio, non è di proprietà di una singola azienda, di un singolo marchio, di una singola realtà. Anche se è stato il metaverso, ad esempio, a darle il nome. Non è un caso, ad esempio, che si sviluppino dei veri e propri consorzi e dei forum dove discutere delle possibilità di ampliare, implementare, migliorare il dibattito sul metaverso. Per questo si parla di web3.

La connessione tra cos’è il metaverso, la blockchain e gli NFT

Nel metaverso è possibile lo scambio economico, che avviene attraverso – ad esempio – le criptovalute. Queste ultime costituiscono un topic sempre più dibattuto, sempre più diffuso e sempre più controverso (sia per le oscillazioni del loro valore, sia per il peso specifico che avranno in futuro con l’evoluzione del concetto di metaverso). Ma anche la tecnologia blockchain – sulla quale le criptovalute si basano – costituisce uno dei pilastri del metaverso stesso: la creazione di NFT – not fungible token – permette di attribuire una origine ben specifica a un asset digitale. Per questo, esisterà uno e uno solo avatar, esisterà una e una sola transazione digitale per un particolare bene o per un particolare servizio che si acquista o che si scambia nel metaverso.

Quali sono le aziende che stanno investendo di più nel metaverso

Se si escludono le varie aziende che si occupano di gaming (si pensi alla già citata Roblox oppure a Epic Games), ci sono tre giganti che stanno operando convintamente nel settore del metaverso. Sicuramente, Meta – che lo ha messo come principio cardine del suo business model del futuro -, ma anche Microsoft che sembra decisamente avanti nei suoi progetti di sviluppo. Entrambe queste Big tech hanno investito anche su supporti fisici che possano favorire una maggiore interazione con il metaverso (si pensi, ad esempio, ai visori VR). Recentemente, tuttavia, si sta affacciando sul bordo del metaverso anche Apple, dopo una fase di iniziale scetticismo. Tim Cook non credeva in questo sviluppo del mercato digitale e – per questo motivo – non sembrava voler percorrere la strada di produrre degli accessori made in Cupertino legati alla realtà aumentata. Qualcosa, però, deve essere cambiato di recente.

Apple, infatti, starebbe pensando seriamente a una produzione di questo tipo e – conoscendo il grado di tecnologia che spesso riesce a garantire – c’è da scommettere che il suo investimento sul metaverso sarà destinato sicuramente a cambiare gli schemi stessi di quest’ultima tecnologia. Il ritardo, al momento, sembra essere evidente (ma soltanto per quanto riguarda la produzione): in realtà, stando all’opinione di alcuni osservatori di settore, Apple starebbe dando – nelle ale più nascoste dei suoi hub di Cupertino – una ridefinizione alla domanda cos’è il metaverso. Un deciso passo avanti, che potrebbe portare gli altri concorrenti a guardare con particolare attenzione alle sue prossime mosse in questa direzione.

Da qui a ragionare, in realtà, su un cambio di prospettiva e di paradigma rispetto alla modalità di intendere la rete, ce ne vuole. Il tempo ci porterà a ragionare se il metaverso sarà effettivamente il futuro della nostra interazione digitale. Al momento, quanto di più simile ci sia al concetto originario sembra risiedere nelle piattaforme di gaming, in cui si possono acquistare e scambiare beni e servizi, in cui si possono personalizzare i propri avatar, in cui si possono esplorare mondi che – in realtà – non vediamo o vediamo da un’altra prospettiva.