Dai motori di ricerca agli scandali politici: cosa sono i bot?

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Ecco perché sono spesso al centro di scandali e stanno diventando sempre più importanti nella propaganda politica

L’ultima volta in cui sono stati evocati è in occasione dell’ultima puntata di Report. La squadra di Sigfrido Ranucci ha scoperto che tra i followers di Giorgia Meloni, moltissimi sono quelli in comune con il blog “Trash Italiano” e con i fan della cantante Francesca Michelin. La coincidenza si arricchisce di un’evidenza: molti di questi profili social avrebbero meno di dieci followers e sarebbero stati creati tutti nello stesso periodo, tanto da far pensare a molti esperti di data analyst che si tratta di bot. Ma di cosa parliamo quando usiamo questa denominazione?



Cominciamo con il dire che il termine “bot” non è nient’altro che l’abbreviazione di “robot”: parliamo di programmi capaci di accedere alla rete attraverso gli stessi canali usati dagli umani e di svolgere i compiti più svariati, funzioni ormai fortemente interrelati con lo sviluppo di molti sistemi basati sull’uso della cosiddetta “intelligenza artificiale”.

Sono “bot” ad esempio i web crawler o web spider, ovvero i software utilizzati dai motori di ricerca per setacciare la Rete e salvare siti web e creare gli indici che permettono poi di restituire pagine di risultati adeguate alle nostre intenzioni di ricerca. Da Google a Bing: i nostri motori di ricerca si basano su questi processi. Ma sono bot anche quelli delle  botnet, utilizzati per attacchi informatici coordinati e per lo spam che intasa le nostre caselle di posta elettronica. E lo sono anche i cosidetti chatbot, utilizzati dai servizi di messaggistica informatica per automatizzare alcuni servizi e avere una sorta di servizio perenne di customer service con gli utenti. Nella categoria dei cosidetti bot, rientrano poi ovviamente anche i bot social.



Cosa sono i bot social e perché sono oggi nell’occhio del ciclone

I bot social, o i cosiddetti profili falsi, sono ormai una costante della nostra vita social.  Grazie all’acquisizione di followers su Facebook, Twitter e Instagram messaggi e notizie possono essere rilanciati sul web, simulando un’audience che spesso non si possiede. Un’audience che crea forza e amplifica enormemente i messaggi di molti uomini politici che diventano molto più virali di quanto potrebbero esserlo in un contesto “normale”.

Ma non basta, il concetto di bot social è fortemente connesso con quello delle cosiddette fake news. Eserciti di bot possono essere utilizzati per diffondere su gruppi social, o tramite appositi hashtag, false verità che, diffondendosi possono diventare “senso comune”.



Per fare un esempio della loro crescente importanza, prima delle elezioni del 4 marzo 2018, secondo uno studio della Cornell University, circa 26 mila bot hanno generato un volume di circa 200 mila messaggi su Twitter su un totale di 1 milione di contenuti condivisi.  Prendendo in considerazioni gli hashtag #Elezioni, #Elezioni2018 e i nomi dei principali partiti, il numero dei contenuti condivisi da programmi automatizzati sono stati ben uno su cinque. Una cifra vertiginosa che ci dà l’idea del peso di questi programmi nella vita politica contemporanea fortemente influenzata dai social network. Un esempio di quello che può significare oggi il loro utilizzo, su larga scala, per scopi politici.