Coronavirus, Stefano Massini si commuove parlando della ‘processione’ di bare a Bergamo

Un monologo intenso, toccante, quello fatto da Stefano Massini durante il suo intervento nella puntata di giovedì 19 marzo 2020 a Piazzapulita, in onda su La7. Lo scrittore ha parlato del coronavirus – e non poteva essere altrimenti – e in particolare di un caso che lo anche riguardato da vicino.

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«C’è un momento in cui ti devi rendere conto della realtà, un momento in cui tutto quello che è intorno a te è soltanto parole, per quanto parole drammatiche, smette di essere parole e diventa qualcos’altro, per esempio c’è un momento in cui le parole diventano schiaffi. Questa frase è una frase che mi è rimbalzata in mente più volte durante questa settimana perché è legata a un ricordo». Inizia così il monologo di Massini, che poi prosegue: «A me questa trasformazione della parola ‘guerra’ in schiaffo è successa due giorni fa, quando mi è successo che il coronavirus abbia ucciso non una persona qualunque, ma una persona che conoscevo. Mi ha telefonato la figlia, da Bergamo, dicendomi che suo padre era morto e che lei non lo aveva neanche potuto salutare e soprattutto – dettaglio che mi ha colpito molto – non c’era modo neanche di mandare dei fiori per suo padre, perché i fiorai li avevano finiti tutti quanti», ha detto Massini commosso. «E allora Chiara – questo il suo nome – ha avuto un’idea: ha fatto disegnare dal figlio piccolo una corona di fiori su un foglio e quando sono passati i furgoni dell’esercito con le casse ha pensato che in uno di quelli poteva esserci la bara del padre con il disegno attaccato sulla cassa. Questo è stato il momento in cui per me il coronavirus ha smesso di essere soltanto una parola ed è diventato uno schiaffo».

[CREDIT PHOTO: SCREENSHOT DALLA PUNTATA DI PIAZZAPULITA DEL 19 MARZO 2020]

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