Coronavirus, cos’è questo R0 minore di 1 che ci permetterà di tornare a uscire (non prima del 18 aprile)

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Quando potremo dire di aver vinto la battaglia contro il coronavirus? Da un punto di vista matematico, c'è una risposta

Si sta avvicinando la data del 3 aprile 2020, giorno in cui scadrà il decreto firmato lo scorso 22 marzo da Giuseppe Conte in seguito all’emergenza coronavirus. Un decreto che, di fatto, obbliga gli italiani a rimanere a casa, salvo casi eccezionali. È però molto prevedibile, se non certo, che queste restrizioni verranno prorogate di almeno altre due settimane. Il governo sta infatti lavorando a un nuovo Dpcm che – a meno di un brusco calo di contagi, ad oggi difficilmente ipotizzabile visti i numeri – confermerà le misure attualmente in vigore fino al prossimo 18 aprile. Questo perché la sfida al coronavirus, il ‘nemico invisibile‘ che si muove incontrastato, è lunga e difficile. Insomma, se tutto verrà confermato, dovremo armarci ancora di tanta pazienza prima di poter tornare a una vita normale.



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La domanda è: quando potremo dire di aver sconfitto il coronavirus? Da un punto di vista scientifico, c’è una risposta: quando il valore dell’R0, ossia l’indice di contagiosità, sarà minore di 1. Molto semplicemente, bisognerà aspettare il momento in cui per ogni persona infetta ci sarà meno di un nuovo contagiato. «Ad oggi il prolungamento delle misure di distanziamento sociale è inevitabile. Non siamo in una fase marcatamente declinante ma in una fase, sia pur incoraggiante di contenimento», ha detto ieri (nel giorno in cui il numero dei morti ha quasi raggiunto quota 1000, il più alto di sempre da quando è iniziata l’emergenza coronavirus in Italia) il presidente dell’istituto superiore di sanità, Silvio Brusaferro. Quanto basta a farci capire che per raggiungere la luce in fondo al tunnel dobbiamo continuare a rispettare le regole: mantenere la distanza di almeno un metro con le altre persone, rimanere a casa salvo casi di assoluta necessità (lavoro, spesa e problemi di salute) per tutelare non solo la propria salute, ma anche quella degli altri.



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