Coronavirus, i decessi tornano ai livelli pre-pandemia ma serve cautela

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Il coronavirus ha visto il picco di mortalità tra marzo e aprile e ora i livelli sono tornati al mese di gennaio

Si tratta di un fenomeno che era atteso. Così ha definito il calo dei morti causati dal Covid e il ritorno ai livelli di gennaio Graziano Onder dell’Iss. Il capo dipartimento malattie cardiovascolari e dell’invecchiamento ha analizzato il rapporto del ministero della Salute spiegando che si tratta di ciò che in epidemiologia definiamo harvesting, letteralmente mietitura. Per il Covid il fenomeno si è sviluppato con i picchi di mortalità altissimi tra marzo e parile, soprattutto nei centri urbani, con Bergamo che  andata addirittura al 500% in più rispetto agli anni precedenti.



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Harvestin ovvero «l’eccesso di mortalità anticipata»

Onder ha spiegato che, dopo i picchi di morti, stando al fenomeno dell’harvesting «è normale che i numeri si vadano riequilibrando e non sorprende la tendenza alla diminuzione» perché «il coronavirus ha compiuto quella che con una brutta parola possiamo descrivere come selezione. Ha fatto andar via prima del tempo persone in avanti con gli anni o colpite da altre malattie che si sarebbero spente per cause naturali nel periodo successivo». Quindi arriva la conferma: il Covid non fa più tante vittime come prima e il dato si assesta, tornando ai livelli pre-pandemia, situazione che viene definita «di vantaggio» ma che non deve far abbassare la guardia: «Sarebbe un errore leggere questi dati in chiave troppo ottimistica. Al contrario dobbiamo essere ulteriormente incoraggiati a perseverare nei corretti comportamenti per aiutare la sanità a contenere l’epidemia e prevenire tante morti anticipate».



 

L’effetto harvesting nel coronavirus come nell’influenza

Lo stesso fenomeno che si osserva nell’epidemia da Sars-Cov-2 si osserva «anche nelle epidemie influenzali. I virus dell’influenza peggiorano le condizioni di pazienti fragili. Però il fenomeno si distribuisce in un periodo più lungo, il Covid invece ha provocato la morte migliaia di persone in poche settimane». Giugno e luglio hanno inoltre segnato un incremento delle morti di chi è più fragile nei centri urbani come Bologna, Roma, Milano e Bari – si legge nell’intervista del Corriere della Sera a Onder – con Roma che ha avuto un 10% in più di morti: «Nella Capitale in inverno l’epidemia non si è vista, dunque non si è avuto lo stesso effetto registrato al nord. Purtroppo il caldo poi ha provocato quell’incremento di morti».



(Immagine copertina: di una puntata dell’Aria che tira)