Coppa del Mondo 2014, le sorprese che non ci aspettavamo

Coppa del mondo 2014. Finite le prime partite degli otto gironi di qualificazione di Brasile 2014 è arrivato il momento di proporre le prime valutazioni per ciò che ci si è visto in campo nel paese sudamericano. E molte delle certezze che hanno accompagnato la vigilia del torneo sono state spazzate via a causa di prestazioni ben al di sotto delle aspettative di alcune tra le squadre più attese. Di contro altre Nazionali, prive dei favori del pronostico, hanno stupito al punto di poter essere considerate delle outsider. Per questo motivo abbiamo scelto le quattro delusioni di questa prima fase, Spagna, Portogallo, Giappone e Brasile e le quattro sorprese, Germania, Italia, Olanda e Messico.

La Nazionale italiana (Fabio Ferrari - LaPresse)
La Nazionale italiana (Fabio Ferrari – LaPresse)

UN BRASILE TROPPO BRUTTO – Partiamo dai padroni di casa del Brasile, unica squadra con il Messico ad aver già giocato due partite. Uno aspetta anni per vedere la miglior nazionale brasiliana mai ammirata in una fase finale di un Mondiale e poi si ritrova ad assistere ad un gruppo di ragazzi dal talento mediamente inferiore a quello dei precedessori (il Brasile del 1994, già debole per i fatti suoi, al confronto sembra quello del 1982, per intenderci quello di Falcao, Socrates, Edinho, Cerezo, Zico)  fin troppo attenti al look, prendiamo ad esempio i capelli biondi di Neymar e Dani Alves sfoggiati contro il Messico e poco incisivi sotto porta. Fred viene bersagliato dai suoi compaesani, Ramires e Paulinho non sono degni d’indossare la maglia del Brasile, Luiz Gustavo senza Alaba e Schweinsteiger vale meno della metà di quello che si può ammirare nel Bayern Monaco, Neymar pensa troppo allo show. Ed in tutto questo c’è un Felipe Scolari a dir poco soffocato dall’ira nella sfida contro il Messico. I suoi non giocano, non inventano e subiscono gli avversari. Se la sfida con la Croazia è sembrata un caso, il brutto pareggio contro il Messico ha fatto alzare più di un sopracciglio. E ieri a Fortaleza, al novantesimo, tutto lo stadio (e forse un intero Paese) ha potuto solamente fischiare i propri ormai ex beniamini.

 

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UNA SPAGNA ALLO SBANDO – Altra totale delusione la Spagna. I campioni del mondo uscenti sono stati triturati da un’Olanda sfolgorante. Nonostante il rigore inesistente assegnato dall’arbitro Rosetti alle Furie Rosse (Diego Costa è caduto dopo aver messo il piede sulla gamba dell’avversario), la Roja non ha proposto un’azione degna di nota, a parte due guizzi di Torres. E per il resto della partita è stata presa a pallate da un’Olanda che se avesse vinto 1-8 non avrebbe rubato nulla. Al di là del goal fantastico in tuffo di Van Persie, stupisce la libertà lasciata a Robben da Sergio Ramos e Piqué ma sopratutto il crollo verticale nelle prestazioni di Iker Casillas, al momento il peggior portiere del Mondiale. Abbastanza eloquente a fine partita lo sguardo rigido ed intesito di Xavi Hernandez che sperava di salutare il suo ultimo Mondiale con un debutto diverso.

PORTOGALLO: CRISTIANO RONALDO + 10 – Arriviamo al Portogallo, anche lui preso a pallonate da una Germania rocciosa come sempre, negli appuntamenti che contano. Ma certo si è scoperto che la squadra di Paulo Bento praticamente è composta da Cristiano Ronaldo più altri 10. Certo, ci sono giocatori di grido come Raul Meireles, Joao Moutinho, Fabio Coentrao. Ma insieme, con la maglia della Nazionale, non valgono la metà di CR7 caduto anche lui nel gorgo insieme al resto della squadra lusitana. Lontani i tempi della generazione dei fenomeni degli anni ’90, ma neanche la squadra arrivata in finale a Euro 2004. Costinha, Maniche, Nuno Valente, Ricardo Carvalho. Tutta gente che ha salutato senza essere stata rimpiazzata a dovere. Anche Pauleta oggi servirebbe come il pane a Paulo Bento.

LE SPERANZE DEL GIAPPONE – Stupisce trovare il Giappone tra le quattro delusioni del primo giro di sfide di Brasile 2014. Eppure dalle parti di Tokyo l’imperativo nei confronti di Zaccheroni era solo uno: quarti di finale. Certo, qualche tifoso potrebbe sorridere nel trovarsi davanti a dichiarazioni del genere ma i giapponesi ci credono, forse più per una questione di auto-convinzione. Invece i nipponici sono stati battuti in rimonta dalla Costa d’Avorio, in coincidenza con l’uscita del capitano, Makoto Hasebe. Alberto Zaccheroni è stato accusato dalla stampa locale per la sconfitta ed ha ammesso le sue responsabilità promettendo un repentino cambio di rotta. Ma il rischio di saltare a fine torneo, se le cose non dovessero cambiare, si è fatto improvvisamente più concreto.

OLANDA SHOW – E veniamo alle liete novelle. L’Olanda di Van Gaal fa paura. Il modo in cui gli Orange hanno piallato la Spagna ha lasciato a bocca aperta tutti gli addetti ai lavori. Al di là delle occasioni da goal ha stupito la facilità con cui giocano palla a terra, il tenore dei fraseggi, il talento dei singoli, il calcio scolastico ma molto efficace impartito dal Maestro che a fine Mondiale andrà ad allenare il Manchester United. Ed il Brasile spera di non arrivare secondo, altrimenti dovrà fare i conti con l’armata orange, e da quanto si è visto oggi in campo sarebbero dolori autentici. Per i padroni di casa, ovviamente.

LA FORZA DEL MESSICO – Un’altra squadra che ha stupito in positivo è il Messico. Herrera ha raccolto i cocci di una Nazionale arrivata allo spareggio finale con la Nuova Zelanda. A Città del Messico hanno fatto una promessa al tecnico pro-tempore: batti gli All Whites e la panchina dei Mondiali sarà tua. Herrera ha fatto di meglio, ha conquistato il torneo ed ha regalato alla squadra centro americana una disciplina tattica che non si vedeva da Corea-Giappone 2002. Compatti in difesa, veloci in attacco, ordinati a centrocampo. Oggi il mondo parla di Ochoa, il portiere paratutto, ma è pur vero che i brasiliani sono stati costretti a tirare sempre dalla stessa zona di campo, ben coperta dal numero 13. Un capolavoro tattico che ha lasciato di sale i ragazzi di Scolari.

 

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IL TALENTO DELL’ITALIA – Nessuno, neanche gli italiani, avrebbero scommesso un euro sulla banda guidata da Cesare Prandelli. Eppure contro l’Inghilterra è venuta fuori una partita che per molti aspetti ha ricordato quella degli azzurri contro il Ghana a Germania 2006. Fraseggi corti, zero affanni, inserimento degli esterni. Tuttavia l’Italia ha il problema dell’attacco. Balotelli torna troppo indietro a prendere il pallone, con il risultato che la squadra è sempre corta ed incapace di sfondare. Ma la cosa verrà risolta, con tutta probabilità, dalla sapienza di un C.t che ha stupito anche nel modo in cui è stata condotta la preparazione atletica. A Manaus negli ultimi minuti i ventenni inglesi avevano i crampi. I nostri, mediamente più maturi, stavano meglio.

LA SICUREZZA TEDESCA – Ed infine chiudiamo con la Germania, la Nazionale che contro il Portogallo ha tagliato per prima il traguardo delle 100 partite disputate in una fase finale dei Mondiali. I tedeschi poi sono sempre arrivati almeno agli ottavi. E dopo quello che si è visto con il Portogallo, ci si può giocare anche questa volta qualsiasi cifra per la qualificazione almeno tra le migliori otto. La squadra di Joachim Loew è uno schiacciasassi, a dispetto della giovane età. E se non c’è Klose ci pensa Muller a stupire con sette goal segnati in una fase finale del Mondiale a soli 24 anni. L’obiettivo? Superare i 15 di un altro Muller, Gerd, giocatore nella storia del calcio europeo. Ed andando avanti di questo passo, l’obiettivo sarà raggiunto e superato in almeno due edizioni.

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